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Cultura e Tradizioni

Cultura e Tradizioni

Cultura Tradizioni

Nella Provincia dell’Aquila

LA PERDONANZA CELESTINIANA

Durante il suo brevissimo pontificato, Papa Celestino V, canonizzato nel 1313, emanò una bolla del perdono con la quale concedeva l’indulgenza plenaria a tutti i fedeli.

Rievocazione del rito solenne della Perdonanza, l’indulgenza plenaria perpetua che Celestino V, la sera stessa della sua incoronazione a pontefice, concesse a tutti i fedeli di Cristo. L’Aquila, ogni anno, il 28 e 29 agosto, rinnova questo rito con un corteo storico, il Corteo della Bolla, con il quale viene accompagnata solennemente la Bolla dell’indulgenza cristiana dal Palazzo di Margherita d’Austria alla Basilica di Santa Maria di Collemaggio.

GIOSTRA CAVALLERESCA

La Giostra Cavalleresca di Sulmona, affonda le sue origini al tempo degli Svevi, quando uomini forti dalla tempra guerriera si cimentavano in cruenti duelli.

La Giostra Cavalleresca di Sulmona, affonda le sue origini al tempo degli Svevi, quando uomini forti dalla tempra guerriera si cimentavano in cruenti duelli. La prima notizia certa, però, risale solo al 1484, quando la regina Giovanna d’Aragona con un suo diploma invitava i responsabili del governo cittadino per evitare sperpero di denaro pubblico “in cose vane, come sono correre de palii, pifari, trombette, et altri suoni”. La folla in Piazza Maggiore acclama le galoppate travolgenti dei cavalieri che si cimentano nell’infilare gli anelli di diverse dimensioni sorretti dalle sagome dei tre mantenitori dislocate lungo il percorso.

I CALDORESCHI

Tra investiture di cavalieri caldoreschi, processi per magia nera ed eresia e celebrazione di un matrimonio medievale si rievoca l’Arrolamento della Gente d’Arme di Antonio Caldora nell’anno del Signore 1450.

Rievocazione storica in cui la cittadina di Pacentro rivive il fasto e la crudeltà della vita quotidiana alla corte dei Principi Caldora, potenti e valorosi uomini d’arme medievali. Nucleo centrale della festa è senza dubbio il Castello Caldora da cui si snodano cortei di dame e cavalieri. Nelle piazze del paese si rivivono i processi alle streghe e ai Templari, duelli d’armi. La manifestazione si sviluppa nell’arco di sei giorni in cui il suono delle chiarine, il rullio continuo dei tamburi e le dolci note dei flauti fanno da sottofondo a veri e propri spaccati di vita medievale. Le cerimonie di Investitura a Cavaliere, Scudiero e Paggio sono riservate esclusivamente al vincitore della tradizionale Corsa degli Zingari ed ai vincitori delle due categorie delle Corse degli Zingarelli e consentono il recupero alla memoria dell’antica usanza dell’arruolamento nella milizia caldoresca.

CELLARI APERTI A CASTEL DEL MONTE

Un’occasione per rivivere le atmosfere, i suoni, le suggestioni dei “cellari”, le antiche abitazioni di Castel del Monte.

Nel censimento del 1797 Castel del Monte contava 1627 abitanti, nel 1881 gli abitanti erano 2416 per passare, nel censimento del 1901, a 2774. Questa popolazione viveva tutta nel centro storico in case e in monolocali spesso senza finestre e dove a volte la luce entrava attraverso pertugi aperti tra le pietre dei muri senza alcun infisso. Le famiglie, molto numerose, vivevano, quindi, la quotidianità in condizioni sanitarie ed igieniche molto precarie e oggi semplicemente inconcepibili. L’arredamento era spicciolo, una cassapanca di legno (ru cuascebbànche), un tavolo e una piattaia di mattoni contenuta nel muro erano i poveri arredi di quest’umile casa. Una pertica di legno sostenuta da due anelli fissati nel solaio serviva per appendere una collana di peperoncino, qualche collana di salsicce e alcune pannocchie di granturco. C’era poi il focolare per cuocere la minestra in un caldaio di rame (ru cuallàre) o una zuppa in recipienti di terracotta. La manifestazione cellari aperti si pone l’obiettivo di far rivivere le atmosfere, i suoni, le suggestioni di queste antiche abitazioni, riscoprire gli strumenti del lavoro, i mestieri di un tempo passato ma tuttora ancora fortemente presente nella memoria locale. Vivremo atmosfere rese ancora più magiche dagli scorci e dai silenzi animati della del borgo antico con le sue storie, i suoi misteri, le sue superstizioni come quelle legate alla Notte delle Streghe. Nei cellére sarà possibile gustare le tipiche produzioni locali con un percorso enogastronomico che attraversa la cultura culinaria di Castel del Monte fatta dei prodotti poveri della terra e di raffinati presidi slow-food come il Pecorino Canestrato; passato e presente che si uniscono nelle produzioni artigianali legate ad antichi sapori e a ricette tramandate dalla gente di questo borgo che appartengono alla sua storia e alla sua cultura. Il tutto verrà animato dagli espositori, dai produttori stessi del territorio e da tanto intrattenimento.

FESTA DEL NARCISO

Ogni anno, l’ultimo Sabato di Maggio, si svolge a Rocca di Mezzo una tradizionale festa popolare: La Festa del Narciso che vede sfilare per le vie della città, da più di sessant’anni, carri allegorici interamente realizzati con i narcisi.

Festa felice profumata e colorata è la Festa del Narciso di Rocca di Mezzo che vede sfilare per le vie della città, da più di sessant’anni, carri allegorici interamente realizzati con i narcisi, fiori di cui il territorio è ricco. Forse ispirata alla Sfilate delle Rose di Pasadena, California, da cui alcuni emigranti riportarono l’idea, la sfilata onora il Narciso, fiore per eccellenza dell’altopiano delle Rocche, ed è ormai una tradizione aspettata e intensamente vissuta dal paese. Già per tutto il mese di Maggio i giovani si dedicano alla realizzazione degli stessi carri, e nell’ultima settimana in particolare le ragazze alla raccolta dei fiori. Durante l’ultima notte prima della sfilata, il momento più emozionate forse per i paesani, si procede alla decorazione con i narcisi dei carri stessi. E’ molto curata la realizzazione dei carri, strutture articolate e tecnologiche, che sfilano e partecipano ad un concorso che premia il più bello, giudicato secondo tre parametri: infioratura, struttura e scenografia. I carri propongono spesso temi legati al folclore e alle tradizioni abruzzesi o ad eventi particolarmente sentiti sulla vita sociale del territorio. I carri partono alle 15.00 di sabato da via Tenente Italo D’Eramo e attraversano il paese fino a piazza Principe di Piemonte dove sono attesi dal pubblico. L’afflusso di pubblico è intenso e la cornice naturale dell’Altopiano delle Rocche veramente suggestiva.

RITO DEI SERPARI

Si rinnova ogni anno, il primo giovedì di maggio, la pittoresca processione dei “serpari”, conosciuta anche come la più pagana fra i riti cristiani.

Il primo di Maggio a Cocullo, nell’aquilano, si festeggia San Domenico abate e, come per altre usanze in cui il rito pagano si intreccia con la devozione cristiana, così accade anche in questa occasione, in cui la devozione per San Domenico, protettore dal morso dei serpenti, si intreccia con il rito arcaico dei serpari, manipolatori dei serpenti, nel suggestivo quanto unico Rito dei Serpari. Per la festa la statua del santo viene portata in processione, addobbata con serpentelli aggrovigliati, innocui e particolarmente conosciuti sui monti attorno al paese, tra questi Saettoni, Cervoni, biacchi e Bisce. I cosiddetti serpari raccolgono proprio nei monti attorno al paese questi serpenti nella stagione fredda, durante il loro letargo. Prima della processione sono questi uomini a mostrare i serpenti ai visitatori, permettendo loro di toccarli e maneggiarli, mentre si intonano canti popolari per le vie del paesino. Dopo la santa messa, in tarda mattinata, la statua del santo viene ricoperta dai serpenti e la processione ha inizio. Il corteo si allunga per le strette vie di Cucullo trasmettendo agli astanti immagini suggestive ed emozionanti. Una giornata diversa che riconcilia gli animi con la natura, rasserena i cuori con le suggestioni che offre un piccolo borgo di montagna incontaminato, conduce alla condivisione nella devozione impastata al folclore.

JU CALENNE

E’ un rito antichissimo, che si rinnova ogni anno nella notte tra il 30 aprile ed il primo maggio. Un gruppo di giovani taglia un albero, ju calenne che poi, una volta spogliato di tutti i rami tranne quello sulla punta, viene piantato prima dell’alba.

Ju Calenne a Torninparte

E’ un rito antichissimo, che si rinnova ogni anno nella notte tra il 30 aprile ed il primo maggio. Un gruppo di giovani taglia un albero, ju calenne che poi, una volta spogliato di tutti i rami tranne quello sulla punta, viene piantato prima dell’alba nel sagrato della Chiesa Parrocchiale. Il proprietario ha il diritto di rientrare in possesso della pianta solo se sorprende le persone nella fase del taglio o del trasporto sulla sua proprietà; inoltre il proprietario può reclamare il diritto sulla pianta qualora non sia stata innalzata prima dell’alba. C’era un modo molto originale per stabilire l’ora dell’alba: si presentavano davanti al proprietario venuto a reclamare l’albero, persone di sua conoscenza, ad una distanza di cento passi: se venivano riconosciute era l’alba. L’albero veniva tolto il 31 maggio, venduto all’asta ed il ricavato andava alla Festa di Sant’Antonio. L’origine di questa tradizione ha radici antichissime, risalenti ai riti pagani (di origine longobarda) che celebravano la fertilità, il risveglio della natura dal torpore invernale.

FESTA DEL SOLCO

La manifestazione, che risale al XVI secolo, consiste in una gara a squadre per la realizzazione del miglior solco.

La manifestazione si svolge ogni anno nella notte a cavallo tra il sabato e l’ultima domenica di agosto e consiste in una gara a squadre, le quali si radunano all’imbrunire alle pendici del Monte Rotondo, attendendo l’accensione della luce sul campanile della chiesa della Madonna della Neve che segnala l’inizio della sfida. Le squadre, composte da caposquadra, detto imbiffatore o impiffatore, aratore e zappatori, alla luce di lanterne artigianali, cercano di tracciare con un aratro il solco più dritto possibile nel percorso di circa 3 km in direzione del Faro del Calvario, zona più elevata del paese. il mattino seguente, un’apposita giuria, posta sul campanile della chiesa, verifica con un filo a piombo quale squadra abbia tracciato il solco più dritto. I vincitori ricevono in premio, conservandolo per un anno, il gonfalone del comune sul quale è raffigurato l’aratro tirato dai buoi che viene solitamente portato in processione insieme alla statua della Madonna della Neve.

Nella Provincia di Teramo

ACCENSIONE DEI FAUGNI

Il giorno della festa dell’Immacolata i contadini portano sulla piazza della cattedrale i “faugni”, alti fasci di canne secche accesi in onore della Madonna.

Si ripete, come ogni anno, l’appuntamento più magico ed incantevole dell’antica città ducale di Atri, rinnovando il millenario legame con un rito che, ancora oggi, stupisce e sorprende. I Faugni sono alti fasci di canne secche ed accese che, all’alba dell’8 dicembre , vengono portati in processione, accompagnati dalle note musicali della tradizionale Banda, per le vie del centro storico di Atri. Nelle ore che precedono questo rito, ovvero “La Notte dei Faugni”, è tradizione fare la veglia in attesa che arrivi l’alba per l’accensione dei Faugni. E’ il solstizio atriano, la notte più lunga dell’anno, vissuta, da sempre, tutta d’un fiato, in una mistica attesa, in totale adesione ad un rito che si rinnova… nelle taverne, nelle case, in ogni luogo d’incontro… Una città che si anima a festa. Osterie, piazze, negozi, bar e ristoranti si trasformano, per tutta la notte del 7 dicembre, in tanti luoghi del divertimento e dell’attesa: cene tipiche, dj, concerti ed animazione. Fuori, la gelida notte dicembrina, che pervade le strade, è scaldata dall’ odore dei camini fumanti e dal “sacro fuoco” che crepita, custode della maestosa Cattedrale… in attesa dell’alba. Tra le iniziative di questa edizione, mostre fotografiche, spettacoli teatrali e concerti, degustazioni prodotti tipici, spettacoli pirotecnici.

TESORI DI FATTORIA

La festa dell’agricoltura rappresenta la vetrina delle produzioni agricole di qualità e dei prodotti tipici del territorio; è la giusta occasione per conoscere e promuovere la provincia di Teramo con le sue risorse paesaggistiche, artistiche e gastronomiche.

La rassegna del prodotto tipico, che richiama un numero sempre crescente di visitatori affascinati dalla varietà e qualità delle produzioni agricole, vuole essere una vetrina per tutte le produzioni di qualità. In provincia di Teramo, a Giulianova, dalla sua terra e dalla sua gente, nasce l’iniziativa di Tesori di Fattoria, con l’obiettivo di far riscoprire i prodotti tipici dimenticati, che sono stati i protagonisti delle tavole di una volta, della più vera tradizione agricola di qualità. Visitando la mostra mercato, si gusteranno i sapori dimenticati grazie agli agricoltori sensibili e pronti a dare risposte e suggerimenti al visitatore attento e curioso, desiderosi di recuperare la cultura dei sapori dimenticati. Le caratteristiche privilegiate del nostro territorio, legate al paesaggio naturale, hanno permesso alle aziende di realizzare colture e prodotti alimentari con tecniche di trasformazione che non si sono distaccate dalla sana produzione di un tempo. Tipicità e qualità, si sono sviluppate in direzione dei prodotti di fattoria legati a processi produttivi di tipo agricolo-artigianale e al territorio.

SANTA SCOLASTICA

Si festeggia in una chiesetta campestre che sorge in contrada Ravigliano di Corropoli ed è una singolare tradizione, ancora molto sentita dalla popolazione della Val Vibrata e di tutto il Teramano.

Ogni anno, il 10 febbraio, in una chiesetta campestre di Corropoli si assiste ad una singolare tradizione, ancora molto sentita dalla popolazione contadina che abita le zone circostanti la Val Vibrata. Coppie di giovani sposi si recano in pellegrinaggio al luogo sacro, dove dopo le consuete devozioni, le donne vanno a dissetarsi ad una fontana miracolosa, che sgorga nelle vicinanze, e a cui sono attribuiti poteri galattofori e fecondanti. Infine si siedono sull’erba a consumare insieme ai mariti, i figli e i parenti un pranzo rituale che spesso si portano da casa in grosse ceste. Si crede che la pratica aiuti in particolare ad ottenere abbondanza di latte e in generale una vita coniugale feconda e serena. Le nubili che spesso accompagnano i parenti in questa festosa scampagnata, dal canto loro, approfittano dell’occasione per chiedere la grazia di un immediato matrimonio e, per raggiungere lo scopo, compiono intorno al perimetro della chiesetta tre giri, reggendo in mano una pietra e recitando alcune formule devozionali.

IL FUOCO DI NATALE

Il Fuoco di Natale è una tradizione che si rinnova da secoli e che vuole venga preparato nella piazza centrale del paese, arso la vigilia di Natale dopo il tramonto, e che venga tenuto costantemente acceso fino all’Epifania.

Il Fuoco di Natale è una tradizione che si rinnova da secoli e che vuole venga preparato nella piazza centrale del paese, arso la vigilia di Natale dopo il tramonto, e che venga tenuto costantemente acceso fino all’Epifania. Si tratta di una bella e spettacolare tradizione che rientra nelle pratiche dei fuochi solstiziali d’inverno, forse di origine celtica, la cui valenza simbolica è quella di aiutare la crescita del debole sole appena nato e di stimolare magicamente il ritorno della luce. Ma il paese lega la consuetudine ad un evento miracoloso, ricordato ogni anno con il suono di una squilla, che per un’ora rintocca dal campanile della parrocchia, dove l’evento è documentato anche da un ciclo di affreschi.

IL TRIONFO DELLA PACE

La “FESTA DELLA PACE”, venne istituita a Teramo nel marzo del 1559 a seguito di un lungo e tormentato periodo di gravi conflitti che afflissero il governo municipale teramano nel mezzo del sedicesimo secolo.

Narrano le cronache che nel 1559, per mettere fine ad un lungo periodo di lotta fra le fazioni che si erano formate all’interno della città, e dopo che le donne teramane, al di là dell’appartenenza all’una o l’altra famiglia spesso in conflitto tra loro, la domenica in albis si erano recate in processione fino al convento di Santa Maria delle Grazie, per impetrare la fine delle ostilità che avevano causato numerose vittime, tutto il popolo teramano volle festeggiare la raggiunta concordia, istituendo per la ricorrenza di Sant’Anna, la festa dei Trionfi della pace. All’allestimento di questa grande festa rinascimentale partecipavano i quartieri storici di Teramo: San Giorgio, Santa Maria a Bitetto, San Leonardo e Santo Spirito, predisponendo ognuno un trionfo, ossia un carro che procede al seguito di un capitano e di un drappello di armato che schiera le proprie insegne. Il quarto di San Giorgio armava un drago e una squadra di uomini in divisa bipartita rossa e bianca, Santa Maria un elefante con squadra in nero, San Leonardo una galera con figuranti in rosso e infine Santo Spirito, con i colori giallo, bianco e verde, allestiva il Carro della pace. La festa vera e propria consisteva in una pugna ludica ovverosia in uno spettacolo di moresca in cui si duellava, si giocava alla bandiera e si danzava al suono di fanfara. Dell’antica festa oggi restano nel territorio teramano chiare tracce formali. La riproposizione attuale, pur non sfuggendo del tutto alle tentazioni del corteo storico e folcloristico, tuttavia ha preso le mosse da un lavoro di ricerca storica in modo da assicurarne il rispetto e si sforza di riproporre la manifestazione nelle forme originarie.

SACRO CUORE

Il calendario della festa propone incontri religiosi e folcloristici: dalla messa solenne al concerto di musica sinfonica nella Chiesa del Sacro Cuore, dal palio dei rioni ai giochi per bambini, ai giochi d’acqua, alla lotteria, dalla processione lungomare.

La Festa del Sacro Cuore a Roseto degli Abruzzi è una festa patronale che si svolge la prima metà del mese luglio e avvia la stagione turistica della nota località balneare, annoverata tra le sette perle della costa abruzzese, tra i lidi più belli e puliti di tutto l’Adriatico. Il calendario della festa propone incontri religiosi e folcloristici: dalla messa solenne al concerto di musica sinfonica nella Chiesa del Sacro Cuore, dal palio dei rioni ai giochi per bambini, ai giochi d’acqua, alla lotteria, dalla processione lungomare con spettacolo finale dei bambini della città alla mostra dell’artigianato tipico alla fiera degli antichi mestieri. Ovviamente la festa è l’occasione anche per condividere il companatico, per cui sul bel lungomare alberato, con pini secolari e palme, è possibile cenare negli stand gastronomici ed assaggiare i prodotti e i piatti abruzzesi, oltre al famoso vino locale che annovera Roseto tra i centri della Strada del vino Colline del Ducato, mentre nelle strade e nelle piazze si svolgono le performance degli artisti di strada. Inoltre, durante i dieci giorni di festa, diversi sono gli appuntamenti serali musicali, i concerti e lo spettacolo dei fuochi d’artificio lungomare.

LA BATTAGLIA DI MONTORIO

Rievocazione della Congiura dei baroni, che trae spunto da una battaglia combattuta a Montorio nel 1486 fra i baroni, fautori della restaurazione angioina e le truppe di Alfonso d’Aragona, figlio del re Ferdinando.

La festa rievoca un fatto storico risalente al 1486. I montoriesi si cimentavano, allora, nella “corsa pazza nuda” alla quale pretese di partecipare anche il Mezzafaccia, cosi’ chiamato per una vistosa cicatrice sul viso, capo della guarnigione aragonese che teneva sotto dominio la citta’. L’uomo, odiato dalla popolazione, venne ostacolato ed offeso tentò di baciare la bellissima Gemma Spada. L’avvenimento fece scatenare una sanguinosa battaglia: i Montoriesi trucidarono tutti i soldati aragonesi gettandone i corpi in un grande rogo. Ogni anno viene rievocato l’avvenimento; apre la festa il corteo storico insieme a sbandieratori e danzatori. Il giorno successivo le quattro contrade della citta’ si confrontano in una serie di giochi tra cui la corsa delle carrozze, la ruzzola delle botti, il lancio del ferro di cavallo, la corsa con le portantine e con i trampoli. Chiude la festa la rievocazione della “corsa pazza nuda” con la rappresentazione degli avvenimenti del 1486.

Per Info Proloco di Montorio al Vomano Via Beretra Tel. 0861/592376

PALIO DEL BARONE

Il Palio del Barone è una Rievocazione Storica che si riallaccia ad antiche tradizioni storiche del passato di Tortoreto. L’evento propone spettacoli medievali e la sfida tra i due rioni storici, Terravecchia e Terranova.

La manifestazione si riallaccia ad antiche tradizioni storiche del passato di Tortoreto e, oltre a riproporre spettacoli medievali, si caratterizza per la sfida tra i due rioni storici di Tortoreto: Terravecchia che ha come simbolo la tortora e Terranova che ha per emblema il corvo, che si destreggeranno in una vasta gamma di giochi storici al fine di conquistare il “Drappo” della vittoria che ogni anno viene istoriato per l’occasione da un artista attraverso un bando di concorso. La rievocazione storica è ambientata nel 1234 quando Tortoreto era sotto il dominio dei Baroni i quali parteggiavano per l’imperatore Federico II. L’Imperatore Federico II inviò il suo vicario Rinaldo di Brunforte, che aveva da poco sposato Forasteria figlia del Duca Rainaldo di Acquaviva a visitare la Baronia di Tortoreto ed in occasione di tale evento il Barone Roberto di Turturitus indì grandi festeggiamenti con giochi, musiche e danze. E’ questo avvenimento, questo momento della nostra storia che l’Associazione, organizzatrice della manifestazione si propone di far rivivere nella cornice più appropriata, il cuore del Centro Storico di Tortoreto.

Per Info Associazione Due Torri Via XX Settembre 137 64018 Tortoreto

LE VIRTU’

In tutti i ristoranti viene preparato il piatto delle primizie di primavera, una sorta di minestrone di origine antica, legato ai culti di maggio.

A Teramo il primo maggio è consuetudine trovare in tavola un piatto molto particolare noto con il termine di Virtù di Teramo. Un tempo pietanza prettamente casalinga, oggi è scesa in piazza, nei ristoranti e nei vari locali, festeggiata come patrimonio culturale della città. Le origini di questo piatto sono remote e il nome stesso rievoca in sé tradizioni, storia, cultura, fantasia: secondo la leggenda, sette giovani bellissime ragazze virtuose determinarono la scelta degli ingredienti stessi del piatto, in una gara in cui misero in pentola le proprie virtù, simboleggiate da un ingrediente. E’ documentato, inoltre, come nelle Calendis Maii, Romani varia Leguminum genera, quae Virtutes appellant, dal nome dei legumi detti Virtù ecco, quindi, il piatto tradizionale delle Virtù che, tra i suoi ingredienti principali, ha anche i legumi. Virtuose nella saggezza e nella pazienza furono inoltre le massaie che crearono e definirono questa saporita ricetta, infatti le Virtù sono minestre di assai lunga e lenta preparazione in cui ci vuole molta abilità e capacità di attesa per realizzare quel sapore prezioso ed inconfondibile della ricetta originale. L’anima di questo piatto è un crogiolo di sapori, saperi e alchimie, si pensi al numero 3 e 7 che ricorre insistentemente nella ricetta: sette odori freschi, sette verdure fresche, sette primizie dell’orto, sette legumi secchi, sette tipi di pasta fresca e sette di pasta secca e poi tre spezie e tre qualità di carni di maiale, amalgamati a queste anche uova, olio, burro, parmigiano, farina. Gli ingredienti delle Virtù richiamano e sintetizzano in un’unica pietanza i sapori e i prodotti della terra abruzzese di questa stagione, quelli conservati nelle madie lungo l’inverno e le primizie primaverili. Contorno alle Virtù carciofi e zucchine fritte e polpettine di carne. Le Virtù di Teramo sono un appuntamento culinario irresistibile per gli amanti della buona cucina e i cultori delle tradizioni enogastronomiche del Bel Paese.

Nella Provincia di Chieti

IL MASTRO GIURATO

Dall’ultima domenica di agosto, alla prima domenica di settembre a Lanciano si tiene una settimana di grandi eventi: concerti di musica antica, spettacoli teatrali, teatro di strada, giocolieri, cavalieri e combattenti, cene di ambientazione medievale, fiera medievale.

Dall’ultima domenica di agosto, alla prima domenica di settembre, una settimana di grandi eventi: concerti di musica antica, spettacoli teatrali, teatro di strada, giocolieri, cavalieri e combatenti, cene di ambientazione medievale, fiera medievale e grande corteo storico in costumi d’epoca. Le cene di ambientazione medievale sono ispirate alla Panarda, un banchetto sacrale di antichissima tradizione che veniva imbandito in particolari occasioni a favore del popolo dal “Signorotto di Contrada o di Quartiere”. Con la “Panarda” quest’ultimo aveva l’occasione per farsi “perdonare” per le sue ricchezze. La “Panarda”, in sostanza, consisteva in una sfilata infinita di pietanze servite in un numero considerevole di portate (tra le 40 e le 50). Uno scoppio di cannone annunciava l’inizio del rito conviviale. Particolarità era che ad ogni piatto servito gli ospiti erano strettamente controllati dal “Guardiano di Panarda” che sparava un colpo di fucile in caso di eventuale rifiuto da parte di qualcuno. Era quindi d’obbligo giungere al termine del convivio degustando ogni succulenza, poiché un eventuale rifiuto era considerato offensivo nei confronti del nobile signore. L’evento culmina nell’imponente Corteo Storico della prima domenica di settembre. In quel giorno si celebra la solenne cerimonia di investitura del Mastrogiurato con un corteo composto da oltre 700 figuranti in costume d’epoca.

A CENA CON I BIZANTINI

Un percorso culturale ed enogastronomico itinerante nel centro storico di Crecchio. Le vie e le piazze dell’antico borgo saranno animate da suggestive rievocazioni, scene di vita quotidiana, antichi mestieri, musiche e danze.

A cena con i Bizantini: Dall’imbrunire a tarda ora… un viaggio nella memoria della nostra terra, ripercorso attraverso incontri culturali a tema, visite guidate in costume al museo, ricostruzioni della società bizantina, percorsi enogastronomici itineranti per le vie dell’antico borgo. Dalle prime luci dell’alba, una comunità operosa, dopo essersi preparata per mesi, si mette all’opera per aprire il sipario al calar del sole, quando si accendono le torce, il borgo si popola di soldati, matrone, cortigiani, eunuchi e i profumi accendono i sensi nel centro storico ove si ode il rullare dei tamburi, le grida di battaglia dei soldati, il suono delle tube annuncia un lungo corteo trionfale celebrante le gesta del comes Vitaliano, conquistatore di Aternum (Pescara) e liberatore dai longobardi. Ospiti della Vassilissa, patrizia al seguito delle truppe bizantine di origine egizia, si possono gustare prelibatezze del tempo, servite in piatti di ceramica sigillata africana, sorseggiare vino al miele, spezie e petali di rosa, distribuiti nei punti ristoro allestiti lungo le vie del borgo.

Per Info : +39.328.0299327 Comune di Crecchio: +39.0871.941662 Museo dell’Abruzzo Bizantino ed Altomedievale: +39.0871.941392 Pro Loco Crecchio : tel/fax +39.0871.941653 Per informazioni e visite guidate al museo: +39.347.6222901 / 338.9941538 Mail: info@acenaconibizantini.it

FESTA DEI BANDERESI

La Festa dei Banderesi è una rievocazione storico-folcloristica che trae origine da un fatto d’arme, accaduto a Bucchianico nel Medioevo.

In Abruzzo, nel chietino, da secoli si rievoca ogni anno un fatto d’armi che ebbe luogo nel Medioevo. Secondo tradizione il paese di Bucchianico, sotto assedio della città di Chieti, si salvò grazie a Sant’Urbano che apparve in sogno al Sergentiere, comandante militare del borgo, il quale, seguendo le direttive militari e strategiche avute in sogno, riuscì a evitare lo scontro armato e raggiungere una pace con i nemici, sicuramente superiori in forze. Il fatto si tramandò di padre in figlio, la storia determinò un attaccamento vivace da parte della popolazione a Sant’Urbano. Ancora oggi entusiasmo e attenta partecipazione coinvolgono gli abitanti di Bucchianico nel preparare, realizzare ed eseguire i cerimoniali sia religiosi che militari che rievocano l’accaduto, sottolineando la forte devozione per il santo. La Festa dei Banderesi propone un calendario ricco di appuntamenti colorati e suggestivi. Molte le contrade del paese e del territorio limitrofo alle quali viene dato il compito di organizzare, disponendo di circa mille figuranti, l’allestimento di carri e canestri con motivi floreali e primaverili. I carri sfilano la domenica precedente il 23 maggio e partecipano al Palio dei Banderesi, la gara in cui vince l’opera più bella. Questa giornata rievoca la fuga dalle campagne assediate dai nemici, così che i contadini si rifugiarono dentro le mura del borgo di Bucchianico. Il corteo dei Banderesi è uno dei più affascinanti cortei folcloristici del centro Italia, coloratissimo e accompagnato da musiche e canti. In corteo, nei giorni successivi, all’interno del borgo, si avvicendano anche le figure del Sergentiere, dei Banderesi, delle Pacchianelle, o popolane, con i loro canestri in testa, adornati da magnifiche composizioni floreali di carta, Musici e Sbandieratori, il gruppo storico con trenta armigeri, quattro damigelle, una castellana e due cerimonieri. Il 25 maggio è la festa di Sant’Urbano, per tutto il giorno cerimonie cavalleresche e religiose si susseguono nel borgo: i 9 giri dei Banderesi con il tradizionale costume con fasce rosse e azzurre e il pennacchio di piume colorate, la processione con le reliquie del santo e il banchetto finale. Il giorno successivo è dedicato alla preghiera e al ringraziamento, con la benedizione dei cantoni del paese e la sosta dei Banderesi e del Sergentiere nelle chiese cittadine.

Per info: Comune di Bucchianico Piazza Roma 66011 Bucchianico(CH) Tel. 087138251 Associazione ProLoco San Camillo De Lellis Piazza Roma 66011 Bucchianico (CH) info@proloco-bucchianico.it

SAGRA DEI TALAMI

E’ uno dei riti pasquali più antichi e suggestivi d’Abruzzo, risalente all’epoca tardo medioevale e legato alla tradizione dei drammi liturgici.

E’ uno dei riti pasquali più antichi e suggestivi d’Abruzzo, risalente all’epoca tardo medioevale e legato alla tradizione dei drammi liturgici. E’ una rappresentazione teatrale in bilico tra sacro e profano: sono sei carri, trainati da trattori, più un settimo trasportato a spalla, con sopra giovani attori immobili che interpretano scene del Vecchio e Nuovo Testamento, davanti a un fondale affrescato. In alto vi è una bambina, legata a una spalliera a forma di raggiera, che impersona la ‘’Madonna”. Un’ispirazione interamente religiosa, alla quale è stato attribuito per secoli anche un significato propiziatorio per il futuro raccolto, come testimoniano il carro delle messi, che un tempo accompagnava la sfilata, e i contadini che mimavano l’atto di zappare o di mietere il grano. Il Talamo presenta forti analogie con gli Auto Sacramentales di Spagna e i Pageants d’Inghilterra, entrambi narrazioni di scene sacre interpretate da attori su palchi mobili. Il nome del ‘’palco” orsognese – passando per il greco thalamos e il latino thalamus – deriva dalla radice thal, che significa tenere, portare, sostenere. La tradizione è particolarmente suggestiva per l’intreccio di storia e mito al quale si fa risalire la nascita del primo Talamo. La leggenda vuole che esso sia nato in una cappelletta, in onore della Madonna del Rifugio. Qui i fedeli si ritrovavano proprio la notte tra il lunedì e il martedì in Albis per vegliare un’immagine della Vergine dal volto nero. Volto che, secondo i presenti, cambiava colore o muoveva leggermente i lineamenti. Quanto bastava per poter gridare al miracolo. Per secoli il quadro fu oggetto di grande venerazione: un’altra leggenda popolare voleva che si trovasse nel punto in cui, tra le foglie di un grosso fico, era apparsa la Vergine Maria, proprio una notte tra il lunedì e il martedì di Pasqua.

Per Info: Comune di Orsogna Piazza Mazzini, 1 66036 Orsogna (Chieti) Italy

La Festa del Perdono

La prima domenica di maggio Ortona rivive la festa del Perdono in cui si svolge il corteo storico delle Chiavi d’Argento.

Una delle ricorrenze più belle di Ortona, nella costa abruzzese, è la Festa del Perdono di San Tommaso Apostolo, che si svolge la prima domenica di maggio. La festa, molto antica, risale al 1479 , quando Papa Sisto IV concesse l’indulgenza plenaria a tutti quei fedeli che avrebbero fatto gesto di pentimento e si sarebbero recati in visita alla chiesa cittadina di San Tommaso in certi giorni prestabiliti. La Festa religiosa propone alcuni momenti molto significativi per onorare, da parte dei cittadini, questa possibilità conferita dal papa tanti secoli fa: novena e processione del busto di San Tommaso per le vie cittadine, iniziano e concludono rispettivamente le celebrazioni religiose della festa. Ad accompagnare il Perdono sfila per le vie di Ortona, il pomeriggio del sabato, il corteo storico della Dama delle chiavi: autorità comunali, dame, cavalieri, notabili, armigeri, musici e sbandieratori in costume medievale e rinascimentale raggiungono la cattedrale per consegnare, dalla mano di una dama appunto, le chiavi d’argento che, insieme a quelle delle autorità ecclesiastiche, servono ad aprire l’urna con il Busto in argento del santo. Altra sfilata cittadina è il Corteo del Dono, in cui alcuni rappresentanti del popolo portano in dono al santo i migliori prodotti dell’artigianato, della terra e del mare. Anche dal mare, nel tratto antistante Ortona, si svolge una processione di barche, in ricordo dello sbarco, in questo territorio delle reliquie del santo, trafugate in Macedonia da una spedizione di re Manfredi, nell’anno 1258. L’intera città si raccoglie attorno al proprio santo e all’antica festa del Perdono.

Per Info: Comune Di Ortona Ortona (CH) Telefono 085.90571

LA SQUILLA

Da oltre tre secoli a Lanciano la festa di Natale comincia prima che altrove e precisamente nelle prime ore serali dell’antivigilia, quando si ripete la tradizione della Squilla.

Da oltre tre secoli a Lanciano la festa di Natale comincia prima che altrove e precisamente nelle prime ore serali dell’antivigilia, quando si ripete la tradizione della Squilla. Le origini di questa tradizione risalgono al 1607, quando Paolo Tasso, vescovo della città, noto per la sua pietà e devozione, iniziò a recarsi in pellegrinaggio penitenziale la sera del 23 dicembre, a piedi scalzi, fino alla chiesa dell’Iconicella. La pratica devozionale del vescovo era accompagnata dal rintocco della Squilla e si concludeva con l’abbraccio pastorale con i suoi fedeli che, in quell’occasione, estendevano sentimenti di solidarietà ed affetto anche nell’ambito familiare. Da quel giorno, il 23 dicembre di ogni anno, verso l’imbrunire, le vie della cittadina si riempiono di insolita animazione. I negozi abbassano le saracinesche, i passanti si scambiano gli auguri e ai primi rintocchi della campanella – chiamata per l’appunto Squilla – posta sulla torre civica, tutti si avviano verso la chiesa della Iconicella, distante circa 3 chilometri dal centro. Qui si svolge una breve cerimonia religiosa che dà alla cittadinanza l’occasione di ritrovarsi e rinnovare i vincoli di amicizia e di solidarietà civile. Subito dopo ognuno prende la via di casa. Alle diciannove, infatti, quando lo scampanio solenne di tutte le chiese si aggiunge al tintinnare della Squilla, ogni lancianese continua la commovente tradizione del baciamano al capo di casa o alla persona più anziana della famiglia. La cerimonia domestica si svolge in un clima di affettuoso rispetto e spesso segna il superamento di piccole incomprensioni o la pacificazione di contrasti. I giovani porgono gli auguri ai genitori che ricambiano, benedicendoli e consegnando i doni natalizi. La famiglia si riunisce intorno alla tavola ed ha inizio una cena che, pur non raggiungendo la varietà delle portate che costituiranno quella della vigilia, ha pur sempre un aspetto festivo e particolare. Nelle case che ne sono ancora provviste viene acceso il camino ed è il capo famiglia che pone sul focolare il tecchio che durerà fino al giorno della Befana.

Per Info: Comune Di Lanciano Piazza Plebiscito, 1 66034 Lanciano (CH) Centralino: 08727071 Assessorato alla Cultura: 0872707428

Nella Provincia di Pescara

FESTA DELLA CAMPAGNA

Rassegna Nazionale di arte e cultura popolare, concorso di poesia dialettale G. Porto, teatro dialettale abruzzese e stand gastronomici di piatti tipici d’Abruzzo a Pianella.

Oltre alla rievocazione storica della trebbiatura, con macchinari ed attrezzi tipici del duro lavoro dei nostri avi, alla manifestazione saranno presenti molti stand enogastronomici in grado di soddisfare i palati più esigenti, con piatti come maccaroni alla trescatora, pizze fritte, papera al forno, arrosticini, salumi, formaggi e molto altro. Non mancheranno intrattenimenti musicali e danzanti.

CUMMARA A FIURE

La cummara a fiure è un patto di amicizia suggellato attraverso lo scambio di semplici fiori.

La cummara a fiure (madrina di fiori), indica un patto di amicizia suggellato attraverso lo scambio di semplici fiori. Negli ambienti rurali abruzzesi, fino a pochi decenni fa, era una tradizione molto sentita, che si rinnovava di anno in anno e tramandata di generazione in generazione. Il solstizio d’estate era l’occasione per molti di consolidare i sentimenti di amicizia o crearne di nuove. Legami spesso più forti di quelli dovuti alla parentela. La notte di San Giovanni è da sempre vista come un momento carico di magie e prodigi, durante il quale tutti gli elementi della natura acquistano per un breve ma intenso arco di tempo un influenza positiva. La Pro Loco di Penne ha voluto rinnovare questa tradizione organizzando una manifestazione dedita alla Cummare a fiure. L’evento sarà accompagnato da degustazioni, mostre, proiezioni, spettacoli musicali e teatrali, feste, fuochi, mercatini dei prodotti di qualità e dei presidi Slow Food, animeranno la città per tutte le notti e accompagneranno i partecipanti fino al mattino in un susseguirsi di emozioni e di intrattenimenti.

Per Info: Associazione culturale ARTES Via Acquaventina, 42 – 65017 Penne (PE) tel. 3282945101 http://www.artespenne.com info@artespenne.com Associazione Pro Loco Penne Via Caselli 65017 Penne Tel. 085.8270631

PROCESSIONE DEI CORNUTI

Una tradizione centenaria di San Valentino è la festa di San Martino.

La Processione dei Cornuti si svolge a S.Valentino ogni anno la sera del 10 novembre, vigilia della festa di S.Martino. Tre sono le caratteristiche antiche della manifestazione: 1) il portare in processione corna di vacca, di capra, di cervo e anche corna finte di materiali vari a cui si aggiungono i peperoncini messi sulla fronte o sul cappello dei partecipanti a mo di corna. 2) Il trio che fa la sceneggiata del tradimento, costituito da tre uomini, di cui uno vestito da donna (la sposa), uno il marito sempliciotto e ubriacone e il terzo il compare che insidia (ricambiato) la sposa. 3) il terzo elemento è la cosa essenziale. Viene portato in processione un fallo ricoperto da un velo, chiamato la relléquie (la reliquia). Questa viene portata dall’ultimo degli sposati dell’anno scorso. Nel momento culminante della processione egli la scopre, la mostra a tutti e la consegna all’ultimo degli sposati dell’anno in corso. Quest’ultimo rituale è, per quanto ci risulta, unico in Italia. La festa ha origini e simbologie antichissime ed è sicuramente testimoniata fin dall’ottocento. Si accompagna la processione con organetti, tamburi, tamburelli campane e strumenti vari. Il tutto finisce con una festa in piazza con castagne, vino e prodotti tipici.

PALIO DEI SEI RIONI

Il palio dei sei rioni prende spunto da una leggenda secondo cui la città sarebbe stata fondata dal re Itarco che ebbe due gemelle: la bionda chiamata Rocca che abitava sul Colle Sacro sede della Cattedrale, e la mora, detta Bruna che si insediò sul Colle Castello.

La leggenda narra che la Città di Penne fu fondata dal Principe Siriaco Itarco, il quale ebbe due gemelle, una bionda chiamata Rocca ed una mora detta Bruna. Una volta maritate, Rocca si insediò sul Colle Sacro e Bruna sul Colle Castello. I loro discendenti, con il passare del tempo, iniziarono a vantare diritti di governo sulla Città, che nel frattempo era stata sottoposta al potere della Chiesa e sulla quale governava il Vescovo, il quale, per evitare una guerra civile, trasformò in competizione sportiva quella che stava diventando uno scontro armato tra le due fazioni avverse ed indì il Palio dei Sei Rioni. Così ogni anno i due Colli scendevano in piazza con i rispettivi rioni per contendersi, con la vincita del Palio, il diritto di governare per un anno. La leggenda torna a vivere dunque per tre giorni consecutivi con la rievocazione di tali competizioni. La gara prenderà il via con il Palio degli scacchi viventi, dopo che le due principesse saranno scese in corteo dai rispettivi Colli. Poi sarà la volta del Palio degli asini e dello spettacolo teatrale dei Crusuader durante il quale i cavalieri racconteranno antiche gesta. Domenica il Palio della cuccagna, si potrà assistere allo spettacolo teatrale dal titolo Re e cavalieri. Ad animare la festa saranno le numerose delegazioni dei cortei storici di città medievali, il gruppo d’arme Cavalieri della disfida di Barletta e il gruppo di animazione Giullari di Lucera. Durante il Palio dei sei rioni saranno aperte le locande del centro storico, in cui si potrà gustare l’antica gastronomia vestina.

Per Info: Proloco Penne Tel. 333.21.42.025 – 338.24.30.192 Fax 085.8270631

SAGRA DELLA MUGNAIA DI ELICE

La mugnaia è una pasta tipica abruzzese, che deve le sue origini agli antichi mugnai della vallata del fiume Fino nel pescarese. La sagra è strutturata in due colline, la prima dedicata alla gastronomia e la seconda incentrata sulla rievocazione storica.

La Sagra della Mugnaia è una festa tradizionale che si svolge annualmente ad Elice, antico borgo abruzzese situato in provincia di Pescara. Generalmente la sagra si tiene nel mese di agosto. La festa è nata per celebrare uno dei piatti tipici della zona, ovvero la pasta alla Mugnaia, il cui nome rende omaggio alla particolare lavorazione effettuata dai mugnai per realizzare questo particolare prodotto, in passato condito con aglio e peperoncino e oggi arricchito da prelibate salse, sia a base di carne che vegetariane. La Sagra della Mugnaia rappresenta sia un’occasione per gustare varie specialità di pasta che per ammirare le antiche tradizioni di Elice. La festa si svolge su due diverse colline. Una è adibita alla parte gastronomica, mentre nell’altra si alternano arcieri, guerrieri e sbandieratori, i quali consentono ai visitatori di immergersi in una suggestiva atmosfera medioevale, rendendo la sagra come una delle più complete di tutta la regione abruzzese.

Info: La Mugnaia di Elice Via Tevere 55/B – 65010 Elice (PE) Tel. 085.9609195 info@mugnaia.it www.mugnaia.it

DALL’ETNA AL GRAN SASSO Tradizioni in Festa

Ogni anno a Città Sant’Angelo si festeggia Dall’Etna al Gran Sasso. Tradizioni in festa.

Nell’ambito degli scambi socio-culturali ed economici previsti dal gemellaggio nato nel 2001 con la cittadina di Nicolosi (Catania), ogni anno, nel mese di luglio, si svolge a Città Sant’Angelo (Pescara) la manifestazione “Dall’Etna al Gran Sasso” che è diventata – grazie alla varietà ed alla completezza dell’evento, alla bellezza dei materiali esposti, alla qualità degli intrattenimenti, alla squisitezza dei prodotti gastronomici – un appuntamento fondamentale della vita regionale estiva.

Tra le iniziative:  la Mostra Mercato dell’artigianato artistico e tradizionale dell’Abruzzo e della Sicilia; lo stand della cucina tipica siciliana con primi piatti, arancini, cannoli, granite, gelati, ecc.; lo stand degli arrosticini e del pesce fritto, menu senza glutine; la sfilata dei carretti siciliani; per ogni edizione, un evento della tradizione abruzzese ed uno spettacolo folcloristico tipico siciliano; gli spettacoli musicali, teatrali dialettali, cabarettistici, folcloristici; il ballo in piazza; il servizio di bus navetta effettuato ogni sera della manifestazione.

Per Info: Ufficio Cultura e Turismo del Comune di Città Sant’Angelo +39 085 9696216

FESTA DI SAN ZOPITO – Loreto Aprutino –

Le spoglie del presunto santo vennero traslate, prima a Penne, poi definitivamente a Loreto Aprutino dal vescovo di Penne e dall’abate di Loreto nel 1711, e lì santificate.

San Zopito è il patrono di Loreto Aprutino. Nella processione che si tiene in suo onore, che si svolge tradizionalmente il lunedì successivo alla Pentecoste, si usa ancora condurre in chiesa un bue, cavalcato da un bimbo vestito di bianco, a inginocchiarsi davanti alla statua del santo. Dallo sterco del bue i contadini traggono auspici per il raccolto. Il rito di far inginocchiare il bue alla vista del busto del santo prende vita nello stesso anno, durante il transito delle reliquie del santo da Penne a Loreto Aprutino; infatti, durante la solenne processione, un contadino che si trovava nei campi assieme al suo bue, alla vista dell’urna dove erano contenute le reliquie, tanto era accinto nel suo lavoro da non rivolgere attenzione alcuna alla processione; allora il bue si allontanò dal padrone, senza dar conto ai richiami di quello, e avvicinatosi alla processione si inchinò “sobriamente”. Altra fonte vuole che il bue si sia ginocchiato, senza voler entrare, di fronte all’ingresso della stalla dove il contadino aveva buttato nella mangiatoia l’ostia consacrata che non aveva ingoiato e per dileggio aveva appunto gettato.

L’Arte del ricamo

L’arte del ricamo sopravvive inalterata da secoli in Abruzzo, in particolare nella provincia dell’Aquila e di Pescara. Un’arte tutto femminile, che partendo da Scanno con il Tombolo, lasciando spazio al Merletto arrivati a Penne.