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Attività & Itinerari

Attività & Itinerari

Attività & Itinerari

Attività e Itinerari sono gli elementi base dell’Abruzzo. I monumenti, chiese, cose da vedere e da fare, immersi nelle scenografiche aree montane e pedemontane . Nel cuore degli Appennini, l’Abruzzo offre panorami e scenografie da sogno che vanno dalle vette del Gran Sasso alla costa adriatica, passando per gole, colline e Borghi più belli d’Italia.

Con un litorale sabbioso, dove i bambini possono sguazzare in acque pulite, e le montagne alle spalle ricche di percorsi escursionistici, con una buona cucina, dove la pasta è l’emblema della migliore tradizione italiana, con un’ospitalità attenta ai minimi particolari, l’Abruzzo accoglie le famiglie con un’infinita varietà e qualità di proposte.

Cose da fare in Abruzzo

Le Emozioni del Parco Nazionale d’Abruzzo

Iniziamo il nostro percorso all’interno del  Parco Nazionale d’Abruzzo: tra natura incontaminata, borghi panoramici, centri storici, sport, attività e buona cucina è meta ideale per vacanza in montagna.

Nel cuore del Parco Nazionale d’Abruzzo e tra le vette incontaminate dell’Appennino, si trova il Lago di Barrea su cui affacciano tre deliziosi borghi: BarreaVilletta Barrea Civitella Alfedena. Realizzato artificialmente nel 1950, mediante lo sbarramento del fiume Sangro, ha una lunghezza di circa 5 km e una larghezza media di 500 m. In qualunque stagione dell’anno è il luogo ideale per vivere in armonia con la natura incontaminata in un ambiente salubre e suggestivo. Lungo le sponde del lago ci sono percorsi pedonali e ciclabili per chi vuole fare un po’ di moto, che permettono di circondarlo completamente: è possibile trovare panchine, aree di sosta e un punti ristoro con delle piccole spiagge attrezzate come i lidi balneari, “La Gravara”, un luogo ideale per fare il bagno, prendere il sole o fare un giro in pedalò presso “I Safini” con ampi spazi verdi e servizi.

Pescasseroli

Pescasseroli, in provincia dell’Aquila, è la cittadina più importante dell’intero Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise.

La sua posizione è splendida e dopo averlo visitato è piuttosto comune voler rimanere o quantomeno tornare. Bellissima in inverno, anche per il suo comprensorio sciistico e verdissima d’estate merita senza di meno una visita con attenzione. Dopo aver vagato nei vicoletti del centro con la testa in alto alla ricerca di scorci suggestivi per strappare una fotografia, consigliamo di soffermarsi a Palazzo Sipari, dove nacque il filosofo Benedetto Croce che può essere visitato con una piacevole escursione guidata. Pescasseroli è il paradiso delle escursioni in estate, ma anche in primavera ed autunno sia a piedi che in mountain bike e a cavallo. Alcuni maneggi offrono particolari programmi dedicati ai bambini. Nei mesi invernali Pescasseroli si trasforma in una bella stazione sciistica con 20 Km. di piste di tutti i livelli di difficoltà. Lo sci di fondo può essere praticato nella zona dell’Altopiano della Macchiarvana. E’ inoltre possibile praticare con grande soddisfazione il winter nordic walking e le escursioni con le ciaspole, racchette da neve che si indossano ai piedi per facilitare i movimenti. Per le famiglie il parco con lo Snowtubing vi farà divertire tutti insieme in tranquillità. Interessante il Centro Visita con il Museo naturalistico e il Parco Giardino, impropriamente definito giardino zoologico dal momento che i pochi animali ospitati, tra cui orsi marsicani, lupi appenninici e poiane, non sono stati catturati per essere mostrati al pubblico ma perché malati e curati o nati in cattività.

Vi sono tanti ranch e maneggi. Le passeggiate a cavallo  si svolgono in uno degli scenari più belli d’Italia, nel cuore del Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise. Le passeggiate sono rivolte a principianti e non, o a chiunque voglia vivere e regalare un’esperienza unica nel suo genere a contatto con la natura, avendo inoltre la possibilità di conoscere e sperimentare i sapori tipici di questa zona. Ogni escursione a cavallo si svolge all’interno della Valle del Pantano, una valle lunga oltre 6 km totalmente immersa nel verde e circondata dalla catena montuosa delle Mainarde. La vallata, parte del Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise, è un sito di interesse comunitario in quanto è una delle torbiere appenniniche più vaste d’Italia con un alto indice di biodiversità, nonché luogo di passaggio di alcuni uccelli migratori come cicogne e gru. L’area inoltre ospita un migliaio tra mucche e cavalli. Per gli amanti dei motori e dello sterrato si organizzano gite ed escursioni in QUAD tra i boschi e le vallate più belle del Parco nazionale d’Abruzzo.

Riserva naturale della Camosciara

Camosciara è il cuore del Parco Nazionale d’Abruzzo. Con le sue guglie e creste frastagliate di dolomia bianca e grigia  è molto simile nella struttura e nell’aspetto alle montagne dolomitiche alpine. Deve il suo nome alla folta popolazione di camosci che qui abita. Si trova lungo la strada che collega Pescasseroli a Villetta Barrea. Per la straordinaria bellezza del paesaggio, l’oasi dei camosci, è una delle località del parco più conosciuta e amata dai turisti, ma allo stesso tempo è uno dei luoghi più segreti che si estende verso valle fino al fiume Sangro e racchiude nel proprio contesto la zona di Riserva Integrale. Oggi è possibile godere delle bellezze naturali della Camosciara, solo attraverso itinerari a piedi a diretto contatto con la natura lasciando la macchina al di fuori della riserva nel parcheggio. Dopo aver parcheggiato la macchina nel parcheggio a valle della Camosciara, si procede a piedi lungo una strada asfaltata non accessibile alle auto e percorrendo dei comodi itinerari possiamo raggiungere le cascate delle Ninfe e delle Tre Cannelle, attraverso un bosco di faggi, usufruendo di molteplici servizi presenti nell’area: mountain bike, passeggiate a cavallo, trenino turistico, area pic-nic con punti fuoco ed escursioni guidate.

La Val Fondillo

La Val Fondillo è una vallata circondata dalle montagne dalla quale si diramano diversi sentieri, ideali per dedicarsi a passeggiate, trekking ed escursioni. I panorami sono mozzafiato, la natura è lussureggiante e non è difficile avvistare simpatici animali selvatici durante il tragitto.In 20 minuti di cammino dalla parte più bassa della Val Fondillo si raggiunge la “Grotta delle Fate” mentre in 3 ore e mezza si completa il “Percorso dell’Orso”. I sentieri di montagna che partono dalla Val Fondillo si differenziano per difficoltà e tempi di percorrenza e sono adatti davvero a tutti, dalle famiglie con bambini (anche molto piccoli) agli escursionisti esperti. Chi non ha voglia di percorrere i sentieri ed avventurarsi in montagna può sempre restare nella vallata, fare un pic-nic in riva al fiume e rilassarsi all’ombra degli alberi nelle rigogliose Faggete che hanno reso la Val Fondillo famosa.

Il Borgo di Barrea

Il borgo di Barrea, con il suo Castello con vista mozzafiato sul Lago Barrea, è il borgo del Parco Nazionale d’Abruzzo con il centro storico più caratteristico ed unico.

Un paesino arroccato su uno sperone roccioso e bagnato dalle acque del lago artificiale omonimo. Quando visiterai il centro storico di Barrea, non dimenticare di raggiungere il Castello e la Torre antica che svettano nella parte alta del borgo: il panorama è a dir poco incantevole. Il panorama che si gode dal belvedere di Barrea, con il lago omonimo incorniciato tra le montagne e i borghi di Civitella Alfedena e Villetta Barrea in lontananza, è uno dei più famosi e iconici di tutto l’Abruzzo.  

Civitella Alfedena

Civitella Alfedena, con il suoi punti faunistici del Lupo e della Lince è un borgo inserito nel bellissimo contesto ambientale del Parco Nazionale del Lazio, Abruzzo e Molise.

Il turista potrà andare alla scoperta delle ricchezze naturalistiche del territorio e sarà accolto e guidato da una varietà di servizi complementari messi a sua disposizione. Inoltre, il centro storico, oltre ad essere circondato da un’atmosfera accogliente e tipica del borgo, offre numerosi punti vendita di prodotti artigianali e agroalimentari tipici locali. Accanto alla parte alta del paese sorge l’area faunistica della Lince, mentre sulla collina di fronte al paese si trova il Centro visite del Parco, con il Museo e l’area faunistica del Lupo. Da Civitella è possibile intraprendere numerose, suggestive escursioni: da non perdere, quella alla Camosciara, il selvaggio anfiteatro rupestre dominato dal monte Sterpidalto e del Balzo della Chiesa, uno dei luoghi più noti e più importanti del Parco Nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise.

Lago di Scanno Sentiero del Cuore

Nel cuore dell’Abruzzo c’è un sentiero speciale consigliato agli innamorati che conduce ad un pendio da cui si ammira uno spettacolo unico al mondo. Da quella prospettiva, il lago di Scanno sembra avere la forma di un cuore. 

Dall’alto del colle dove sorge l’eremo di Sant’Egidio, potrete ammirare il borgo di Scanno e la bellissima vista del lago a forma di cuore. In questo articolo vi spieghiamo come arrivare e come vedere questo spettacolo.  È necessario fare una premessa, il lago di Scanno non ha la forma di un cuore, ma, da una particolare prospettiva è possibile vederlo di queste sembianze, vi basterà seguire il Sentiero del Cuore di Scanno che circa mezz’ora di cammino vi porterà ad una terrazza panoramica da cui ammirare questo spettacolo.  Il Sentiero del Cuore parte dal lago di Scanno, è una bella strada adatta a tutti che un punto panoramico che vi permetterà di ammirare il lago a forma di cuore.  Percorrete il tratto della SS 479, fino ad imboccare un sentiero in salita, dopo una piccola sosta in un bel punto panoramico, percorrete la strada nel bosco, verso la dorsale della Montagna Grande. Ad un certo punto, seguite la strada sterrata che vi condurrà al borgo di Scanno. Un piccolo tratto di strada che entra in un boschetto che condurrà all’Eremo di S. Egidio. Da qui, si sale verso un altra zona boscosa che vi porterà ad una piccola cengia da dove vedere il lago con la forma di cuore. Il percorso è lungo 2,1 chilometri ed ha un dislivello di 289 metri.

Scanno

Casette addossate, stradine strette e tutt’intorno silenzio. Visitare Scanno significa fare un viaggio indietro nel tempo, fino al medioevo.

Non è certo un caso che la CNN lo abbia eletto uno dei borghi più belli da visitare assolutamente in Italia, se ne accorse già Henri Cartier-Bresson che negli anni ’50 visitò Scanno con “l’animo teso… ansioso di catturare con una sola immagine l’essenziale di ogni scena che gli si parava davanti“.

Adagiato tra valle del Sagittario, fra la Montagna Grande e il Monte Godi, Scanno è una meraviglia ai confini del Parco Nazionale d’Abruzzo. Ve ne accorgerete già percorrendo la strada a tornanti che porta al paese e che offre uno sguardo speciale sulla Riserva del Sagittario e sul Lago di Scanno. Abbiamo realizzato una guida a cosa vedere assolutamente nel paese più bello d’Abruzzo.

Pescocostanzo

Pescocostanzo, centro di antica origine, può vantare una favorevole temperie culturale, patrimonio di monumenti rinascimentali e barocchi a testimonianza della straordinaria vicenda artistica e culturale che sviluppò soprattutto tra il 1440 e 1700.

Pescocostanzo in un ambiente naturalistico eccezionale aggiunge la proposta di una vacanza, estiva ed invernale, integrandosi in un comprensorio che rappresenta con le infrastrutture e le ricettività delle vicine Rivisondoli e Roccaraso, l’offerta montana più completa della montagna abruzzese. In inverno la stazione sciistica di Vallefura, vicinissima al paese, rappresenta un’alternativa interessante e offre la possibilità di belle piste, servite da due nuovi impianti di risalita, ma anche di Snowpark e baby garden.

Rivisondoli

Rivisondoli piccolo paesino che sorge tra i montuosi altipiani d’Abruzzo appartiene alla Comunità Montana Alto Sangro, delle Cinque Miglia e del Parco Nazionale della Majella. 

Il grande polo attorno al quale gira l’economia del paese è senza dubbio il turismo, frequentato centro di inverno per via degli attrezzatissimi impianti sciistici, d’estate Rivisondoli è un ideale luogo di villeggiatura, grazie al suo clima ottimale e la sua vicinanza con il Parco Nazionale d’Abruzzo. A far crescere la notorietà del paese fu anche in passato la presenza del suggestivo presepe vivente che si presenta sulla scena ogni anno il 5 gennaio già dal lontano 1951, secondo la tradizione l’ultimo nato interpreta la figura del bambinello anche se a causa del calo di nascite dovuto negli ultimi anni si è ricorsi a gemellaggi con i paesi limitrofi.

Roccaraso

Roccaraso, è il cuore della più vasta area sciistica del Mediterraneo, il comprensorio Alto Sangro, comprendente 160km di piste da discesa e 36 impianti di risalita.

Il patrimonio naturalistico, le notevoli attrezzature sciistiche e sportive rappresentano il biglietto da visita che Roccaraso offre ai propri ospiti. Al visitatore Roccaraso propone un bacino sciistico (Aremogna-Pizzalto-Montepratello Rivisondoli) con trenta modernissimi impianti a fune, centodieci chilometri di piste perfettamente innevate e assistite dal più ampio e moderno impianto di neve programmata. Le piste da fondo, lo snow-board, la possibilità di praticare sci-escursionistico, e lo stadio del Ghiaccio, completano un’offerta senza pari, in un ambito naturalistico di assoluto pregio.

Un Viaggio nel Parco Nazionale della Majella

Guardiagrele

Guardiagrele è città d’arte nota per i suoi artigiani. Qui da secoli prosperano le botteghe di lavorazione del ferro e del rame e dell’oro – non a caso vi nacque il più famoso orafo abruzzese, Nicola da Guardiagrele. Nel suggestivo centro storico s’incontra la Chiesa di S. Maria Maggiore, con la facciata in pietra del Majella e il portico laterale sotto il quale si può ammirare un grande affresco di Andrea De Litio, un S. Cristoforo del 1473.

Si trova sul versante nord della Majella si raggiunge facilmente da Chieti con la Fondovalle Alento, e da Casoli /Fara S. Martino. Gabriele D’Annunzio definì Guardiagrele “la nobile città della Pietra” nella sua opera “Il trionfo della Morte”.

Per informazioni chiedere al Centro di Visita del Parco di Fara S. Martino

Poco fuori il paese, in contrada Bocca di Valle ha inizio un profondo vallone; il sentiero F2 che corre al suo interno con poco meno di due ore conduce ai 975 metri della Cascata di S. Giovanni.

Pennapiedimonte e Valle dell’Avello

Posta ai piedi del Vallone delle Tre Grotte, Pennapiedimonte è arroccata su un costone a picco sulla forra del fiume Avello. La Valle offre profondi canyon, grotte quasi inaccessibili (dell’Inferno e dei Faggi) e numerose grotte pastorali (la più nota è quella di “Fratanalle”). Dall’inizio della Valle (il Balzolo) una comoda strada si addentra nella valle, mentre con i sentieri G1 e G2 è possibile risalire verso i Prati della Majelletta, oppure verso le Gobbe di Selvaromana. Si trova sul versante orientale della Majella, si raggiunge da Guardiagrele attraverso Bocca di Valle, oppure dal borgo di Palombaro. Il paese prende il nome dalla caratteristica “Pinna” in pietra posta sulla sommità del paese (“Cimirocco” per i locali), da alcuni identificata come la “dea Maja” per via della somiglianza della struttura rocciosa ad una donna seduta.

Per informazioni Centro di Visita del Parco di Fara S. Martino.

Da vedere la parrocchiale del XVIII secolo con preziose tele di Nicola Ranieri (1749 – 1850). All’imbocco della valle, poco oltre la galleria, sono numerosi anche gli itinerari di arrampicata sportiva.

Eremo di S.Onofrio al Morrone e Tempio di Ercole Curino

Sulmona conserva due gioielli delle culture religiose antiche.
Le rovine monumentali del Santuario di Ercole Curino, divinità italica protettrice delle greggi che sorgeva sul tratturo per Foggia. Ricco di stucchi policromi e pavimenti a mosaico, ha restituito reperti di pregio tra i quali due statue di Ercole, una in bronzo e una marmorea. Poco più in lato, incastonato “come nido d’aquila” nella parete occidentale del Morrone, c’è invece l’eremo di S.Onofrio. Questo cenobio rupestre, che conserva l’oratorio (affreschi dei secoli XIII-XIV) e due cellette, si raggiunge con circa venti minuti di cammino su un ripido, ma comodo sentiero.

Si trova a Sulmona, ai piedi della montagna del Morrone (Frazione Badia).

Proprio presso l’eremo di S. Onofrio al Morrone, Pietro Angeleri ricevette l’annuncio della sua elezione a Papa, nel 1294.

Per informazioni chiedere al  Centro informazioni del Parco di Sulmona

San Liberartore a Majella

A poca distanza dal centro abitato di Serramonacesca, fra gli uliveti alle falde del Monte Piano di Tarica, sorge San Liberatore a Majella, uno dei più importanti complessi abbaziali della regione. Ridotto in stato di rudere durate l’800, fu restaurato negli anni ’60 -’70 del ‘900. La presenza di chiesa e monastero è attestata già nell’856 d.C. La chiesa, soggetta a reintegrazioni nel corso dei secoli, è impreziosita da un pavimento duecentesco realizzato con tasselli di pietre multicolori e da brani di affreschi.

Si trova  nel settore più a nord del Parco tra i comuni di Manoppello e Roccamontepiano.

Lungo il corso del vicino fiume Alento sorge un singolare complesso di tombe rupestri, forse utilizzato dalla prima comunità di monaci che si insediò nella zona.

Per informazioni chiedere al  Centro di Visita di Caramanico e Fara S. Martino

Presso l’abbazia giunge (o termina) il Sentiero dello Spirito, il lungo tracciato che con 4 giorni di cammino tocca gli eremi e i loghi di culto più belli del Parco.

La Valle dell’Orta

Tra i canyon più spettacolari del Parco, la valle dell’Orta è un po’ il cuore del Parco. Le acque del suo fiume raccolgono quelle dell’Orfento per poi buttarsi, dopo Bolognano, nel fiume Pescara. Lungo la valle, attorno all’anno Mille, sorsero una serie di borghi fortificati (“castrum”) che portarono successivamente alla nascita dei paesi come Roccacaramanico, Caramanico Terme, Salle e Bolognano.

Nasce nei pressi di Passo San Leonardo e scorre tra la Majella e il Morrone. Vi si accede da Bolognano, San Valentino, Salle, Caramanico e S. Eufemia a Maiella.

La grotta dei Piccioni (attualmente non visitabile), grotta Oscura, grotta dei Callarelli sono alcune delle cavità che in epoca neolitica ospitarono le prime popolazioni di contadini, che le utilizzarono occasionalmente come riparo e più spesso come luogo di culto.

Per informazioni chiedere ai Centri di Informazioni del Parco di Bolognano e San Valentino.

La quota modesta del canyon, nei pressi di Bolognano ha favorito una flora con caratteri spiccatamente mediterranei, con specie come la fillirea, il leccio e l’alaterno. Nella valle sono da non perdere la Grotta Oscura, la Cascata della Cisterna (sentiero panoramico).

Monti Pizzi

Questi rilievi calcarei nel settore sud-orientale del Parco, sono un acrocoro di cime non molto alte che terminano con il Monte Secine. L’aspetto selvaggio e l’orografia tormentata e aspra ne caratterizzano la bellezza sublime: vi si trovano estese formazioni forestali, costituite da faggete pure o con meli e peri selvatici anche di dimensioni notevoli, guglie aeree e affioramenti rocciosi (come quello su cui sorge Pizzoferrato), ambienti ideali per l’orso marsicano e pareti rocciose con specie floristiche rare.

Si trova nel settore più a sud del Parco; ideali punti di partenza sono Pescocostanzo, Pizzoferrato, Gamberale e Ateleta

Pizzoferrato e i centri circostanti furono teatro sul finire dell’ultimo conflitto mondiale di cruente battaglie tra i tedeschi da una parte e gli Alleati, supportati dai partigiani locali, dall’altra.

Per informazioni chiedere al Centro Informazioni del Parco di Pescocostanzo

Da non perdere le escursioni in Val di Terra, alla pietra Cernaia e all’area faunistica del Cervo a Gamberale.

Monte Porrara

Con i suoi 2.137 metri il Monte Porrara si sviluppa come propaggine meridionale della Majella. Dalle sue pendici si origina il fiume Aventino, le cui acque provengono però dalle alte quote del Quarto di Santa Chiara, dove inghiottitoi carsici le convogliano nel cuore della montagna e le lasciano sgorgare più a valle.

Si trova a ovest è delimitato dal Monte Pizzalto e dal Piano Cerreto e dal Quarto S. Chiara, ad est dalla Valle dell’Aventino e a nord dal Guado di Coccia che lo separa dalla Majella. Si raggiunge da Palena, Campo di Giove e Pescocostanzo.

Alcune grotte scavate nel cuore calcareo della montagna ospitarono Celestino V Papa (eremita in una grotta vicino al Santuario della Madonna dell’Altare), ma anche da San Falco e San Nicolò da Forca Palena.

Per informazioni chiedere al Centro informazioni del Parco di Pacentro, Museo dell’Orso Marsicano di Palena e la Foresteria dei Quarti alla Stazione di Palena.

L’intera dorsale della montagna è attraversata dal sentiero del Parco (P) che inerpicandosi dal Guado di Coccia, e dopo aver toccato le due vette del monte, degrada fino alla Stazione di Palena.

Massiccio del Morrone

È il secondo massiccio del Parco in ordine di grandezza dopo la Majella, da cui è separato dal Passo di S. Leonardo, mentre le sue ultime propaggini a nord quasi toccano quelle del Gran Sasso (Gole di Popoli). Massiccio dalla quota media di 1700 metri, la sola vetta supera di poco i duemila; i suoi versanti ospitano pascoli, faggete, praterie aride e ambienti rupestri (molto belle le rave del versante nord-est).

Separa la Conca Peligna (con Sulmona) dalla Valle del Fiume Orta. È accessibile dai paesi posti sui due versanti e dal Passo di S. Leonardo.

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 Il Morrone fu eletto rifugio ideale da Celestino V, tanto che il suo nome spesso viene affiancato a quello di battesimo, Pietro Angeleri da Morrone).

Per informazioni chiedere ai Centri di Visita del Parco di Caramanico Terme e S. Eufemia, Centro informazioni del Parco di Pacentro.

La montagna del Morrone è toccata da numerosi sentieri, tra i quali i lunghi Sentiero Parco (P) e Sentiero dello Spirito (S) che lo attraversano in quota toccando gli eremi di S. Onofrio e S. Pietro.

Lama Bianca

Particolare toponimo che indica un’area rocciosa molto scoscesa e dal colore chiaro, colore tipico della pietra della Majella. Il bosco di Lama Bianca è costituito da una delle faggete d’alto fusto più importanti d’Abruzzo, frequentata dall’orso bruno marsicano, dal lupo e del raro astore, rapace specializzato nella caccia nel fitto del bosco. Salendo di quota, attraverso le grandi Rave (canaloni rocciosi), si incontrano estese formazioni di pino mugo e gli ambienti rupestri di alta quota che si spingono dei 2.793 m. del Monte Amaro.

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Si trova  sul versante occidentale della Montagna della Majella, in Comune di S. Eufemia a Maiella; è raggiungibile da valle attraverso questo comune e da monte per il Passo S. Leonardo.

GPS: 42.094449 – 14.042577

Qui sono stati realizzati sul finire degli anni ’80, i primi sentieri accessibili ai diversamente abili. Comodi tracciati, adatti anche alle carrozzelle, che toccano le Fonti della Fratta, Persichillo, Lama Bianca e Zappano, ben attrezzati con aree di sosta e tavoli da picnic.

Per informazioni chiedere ai Centri di Visita del Parco di S. Eufemia a Maiella e Caramanico Terme.  Sui pascoli sommitali, oltre i 2000 metri quota, le fioriture nel periodo compreso la tra la fine di giugno e i primi di agosto sono tra le più belle del massiccio: la stella alpina appenninica, i ricchi cuscinetti di silene acaule, la pulsatilla alpina e la viola della Majella sono tra queste. Al termine della strada che attraversa il bosco di Lama Bianca, il sentiero B5 sale lungo la ripida Rava del Ferro e conduce in alta quota.

Sulmona

Collegata da tempi remoti con i centri più importanti dell’Italia centro-meridionale, la città di Ovidio reca visibili le tracce delle civiltà italiche (Santuario di Ercole Curino), delle dominazioni longobarda, angioina e aragonese, della ricca borghesia di montagna legata all’attività armentizia: edifici nobiliari e complessi monumentali (l’Annunziata), eleganti opere pubbliche (acquedotto medievale), edifici religiosi (Cattedrale di San Panfilo).

Si trova al centro della Valle Peligna, si raggiunge con l’autostrada A25, uscita Pratola Peligna – Sulmona

Sulmona è la città dei confetti, con una storia che ha inizio in epoca romana e che si sviluppa tra il ‘400 e il ‘700 fino ai giorni nostri. Passeggiando lungo corso Ovidio, colpiscono le realizzazioni di fiori e cesti con confetti uniti e confezionati con fili colorati (anticamente con fili di seta).

Per informazioni chiedere al  Centro informazioni del Parco di Sulmona

A Sulmona si svolgono eventi di richiamo internazionale quali il “Premio Sulmona” di arte contemporanea e la Giostra Cavalleresca (ultimo fine settimana di luglio e prima domenica di agosto). Da visitare, nelle vicinanze la Badia Celestiniana e l’Eremo di Onofrio al Morrone.

Caramanico Terme

Centro termale posto su uno sperone roccioso alla confluenza dei fiume Orfento e Orta, Caramanico ha conosciuto il suo maggiore sviluppo nei secoli XIV-XV, quando fu feudo dei d’Aquino. Dalla fine dell’800 le sue acque minerali l’hanno resa rinomata stazione termale. Dalle sue contrade (S. Croce, S. Nicolao e Decontra) si accede ai sentieri della Valle dell’Orfento, mentre le più belle gite scialpinistiche del Parco sono a una manciata di chilometri. Caramanico è anche punto tappa dei lunghi sentieri dello Spirito e del Parco.

Si trova  ai piedi del massiccio della Majella e all’inizio della valle dell’Orfento; si raggiunge attraverso la S.P. 487, da S. Valentino in A.C. e da S. Eufemia a Majella.

GPS: 42.157836 – 14.003427

La mattina del 21 ottobre 1860, in occasione delle votazioni per il plebiscito di annessione del Regno delle due Sicilie all’Italia unita, il paese fu messo a ferro e fuoco da una rivolta capeggiata al brigante Angelo Camillo Colafella. Le violenze cessarono dopo tre giorni con l’intervento della Guardia Nazionale.

Per informazioni rivolgersi al Centro Visita del Parco di Caramanico Terme

Caramanico è anche sede del più importante Centro di allevamento della Lontra europea. Da non perdere il museo della Museo della fauna abruzzese e italiana, e le chiese di S. Maria Maggiore, di S. Nicola e di S. Tommaso (nella vicina omonima contrada).

Roccacaramanico

Completamente abbandonato negli anni ’60, questo borgo del Comune Sant’Eufemia a Maiella, vive oggi una rinascita grazie all’intervento del Parco e dei privati affascinati dallo spirito del luogo. Il recupero delle case in pietra locale e l’organizzazione di eventi mondani rendono Roccacaramanico uno dei più significativi luoghi identitari dell’Abruzzo montano in equilibrio fra conservazione e sviluppo.

Si trova alle falde de Monte Morrone, poco lontano dal Passo di S. Leonardo. Si raggiunge da Valle da S. Eufemia e da monte passando per Campo di Giove o per Pacentro.

Con lo spopolamento del paese negli anni ’80, restò in paese una sola abitante: Angiolina Del Papa, che per anni “custodì” il paese e si occupò della chiesa come sagrestana.

Per Informazioni e visita chiedere al Centro Visita del Parco di S. Eufemia a Majella – +39085.920013

Da non perdere il Museo Etnografico sulla cultura del lavoro in montagna (all’ingresso del paese) e il panorama mozzafiato sulla Majella dalla piazza principale. A monte del paese partono i sentieri di Salita al Monte Morrone: il Q6 che sale verso Monte Mileto e il sentiero dello Spirito (S) che sale in direzione della Cima Morrone (2061 m.)

Valle dell’Orfento

Già Riserva Naturale dal 1971, la Valle dell’Orfento è un’eccezione tra i profondi e aridi valloni della Majella, per via dell’abbondanza di acqua. La variabilità degli ambienti la rende uno scrigno di biodiversità: nella valle vive la lontra europea, sulle rupi troviamo il Falco pellegrino e la Pinguicola fiorii (piccola pianta carnivora), mentre oltre i 2.000 m. è frequente la Stella alpina appenninica.

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Si trova  a Caramanico Terme, dove hanno inizio due sentieri; altri accessi sono dalle contrade Decontra e S. Nicolao, oppure dal Colle del Blockhaus.

Nella valle furono effettuate, agli inizi degli anni ’80, le prime reintroduzioni di cervo e capriolo, scomparsi nel corso del novecento, ma oggi ritornati in tutto il Parco.

Per informazioni chiedere al Centro di Visita di Caramanico Terme

Nella valle sono da non perdere gli eremi di S. Giovanni e S. Onofrio, il sentiero delle Scalelle e la forra del Ponte della Pietra.

Valle di Fara San Martino

Il borgo di Fara S. Martino è un punto di osservazione straordinario per scoprire la storia geologica della Majella, con la montagna che incombe con le sue fratture e con le profonde stratificazioni calcaree. A monte dell’abitato ha inizio la spettacolare Gola di San Martino, stretta circa un metro e chiusa da pareti verticali alte centinaia; il vallone che si sviluppa da qui è lungo circa 14 Km, presenta un dislivello di 2400 m. e assume, man mano che si sale, la denominazione di Valle di Santo Spirito, Valle di Macchia Lunga e Valle Cannella.

Si trova sul versante orientale del Parco, si raggiunge da nord per Guardiagrele e Casoli, da sud passando per Palena.

Secondo la tradizione la stretta di San Martino fu aperta a “gomitate” dal Santo per facilitare ai pastori locali l’accesso alla montagna.

Per informazioni chiedere al  Centro di Visita del Parco di Fara S. Martino

Da vedere sono il Monastero di S. Martino in Valle, le marmitte scavate nella roccia (“impronte” dei gomiti del Santo). Nella valle sono tante le grotte di natura carsica, molte delle quali in passato sono state luoghi di culto e di rifugio. Da vedere la Grotta dei Diavoli, la Grotta dei Callarelli, la Grotta de Li Trazzir.

Eremo di San Bartolomeo in Legio

L’eremo sorge a 600 metri di quota, sotto uno spettacolare tetto di roccia. Di origine anteriore al 1000, fu ricostruito nel XIII secolo da Pietro da Morrone (Papa Celestino V) che vi soggiornò dal 1274 al 1276. Di notevole pregio gli affreschi all’ingresso, la statua lignea del Santo e le due risorgive di acqua, ritenute miracolose, che si trovano all’interno dell’eremo e nei pressi del sottostante vallone.

Si trova in comune di Roccamorice e si raggiunge tramite sentiero sia dalla località Macchie di Coco di Roccamorice e sia dalla Valle Giumentina, in comune di Abbateggio.

Il giorno della festa del Santo, il 25 agosto, i pellegrini raggiungono l’eremo di notte e, all’alba, muovono in processione con la statua del Santo, in direzione di Roccamorice.

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Per informazioni chiedere al Centro di Visita del Parco di Caramanico Terme e Centro informazioni del Parco a San Valentino.

 L’eremo ha quattro scale di accesso di cui la più famosa è detta Scala Santa (quella centrale di sinistra, guardando l’eremo dal vallone), anticamente percorsa in ginocchio in preghiera. L’eremitismo nel territorio del Parco si afferma nell’XI secolo grazie ai monasteri e ai numerosi ripari e grotte naturali.

Eremo di Santo Spirito

Fra i più importanti cenobi della Majella, sorgeva nell’alta Valle di S. Spirito già da prima del 1000 e fu ricostruito da Pietro da Morrone (Papa Celestino V) per ospitare la Congregazione Celestina. Numerosi devoti giungono qui per la “Perdonanza”, il 29 agosto, quando si svolge una piccola processione nei pressi dell’eremo.

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Si trova nell’omonimo vallone e si raggiunge in auto dal borgo di Roccamorice.

GPS: 42.169988 – 14.091334

L’eremo ha visto nei secoli la presenza di migliaia di pellegrini e personaggi come Desiderio, futuro papa Vittore III, Cola Di Rienzo e il Beato Roberto Da Salle, che fu priore del monastero dal 1310 al 1317.

Per informazioni chiedere al Centro di Visita del Parco di Caramanico Terme e Centro informazioni del Parco a San Valentino

L’eremo, scavato nella roccia, ospita la stanza del Crocefisso con un piccolo altare e tracce di affreschi, dove la tradizione vuole che pregasse Pietro. Superata la chiesa e la “Casa del Principe” la ripida “Scala Santa”, interamente intagliata nella roccia, conduce agli orti ricavati su strette terrazze naturali e all’Oratorio della Maddalena.

Eremo di San Giovanni all’Orfento

È fra i più spettacolari e inaccessibili eremi celestiniani del Parco, tanto che ancora oggi per accedervi è necessario “strisciare” pancia a terra attraverso un’aerea cengia rocciosa. Di particolare interesse è l’impianto idrico realizzato nell’eremo per la raccolta e decantazione dell’acqua e interamente scavato nella roccia.

Si trova  su una parete a picco della Valle dell’Orfento, sotto Pianagrande. Si raggiunge da Decontra di Caramanico Terme e dai Prati della Majelletta, con il sentiero B1 (con una deviazione sul sentiero S).

GPS: 42.157876 – 14.072971

La legenda vuole che non passi nella stretta cengia di accesso all’eremo chi sia figlio illegittimo.

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Per informazioni Centro di Visita di Caramanico Terme (noleggio fuoristrada).

Grazie alla pace offerta da questo isolato lembo di Valle dell’Orfento, Pietro da Morrone rimase qui quasi nove anni, dal 1284 al 1293. Dell’antico convento (con chiesa e cellette), oggi rimane solo la parte eremitica, alla quale si accede attraverso una scalinata intagliata in una cengia della parete rocciosa, composta da due ambienti con numerose nicchie e un altare.

Tavola dei Briganti

È uno dei posti magici della Majella: un ampio lastricato di rocce incise posto ai piedi di Monte Cavallo, al cospetto del Monte Focalone e dell’abisso della valle dell’Orfento. Su queste rocce pastori e briganti lasciarono incisi i loro nomi e i loro pensieri; con scritte semplici consegnavano all’eternità della pietra i propri nomi, il paese di provenienza, ma anche gli sfoghi per la difficoltà della loro condizione di poveri pastori. In realtà non è difficile imbattersi in scritte pastorali un po’ ovunque sulle aree sommitali della Majella.

Si trova a meno di un’ora di cammino dal Colle del Blockhaus in direzione del Monte Focalone, sullo spartiacque tra la valle dell’Orfento e il vallone di Selvaromana.

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La più nota delle scritte attribuita ai briganti recita “nel 1820 nacque Vittorio Emanuele II re d’Italia. Prima era il regno dei fiori ora è il regno della miseria”.

Per informazioni presso tutti i Centri di Visita e Informazione del Parco.

Secondo la tradizione qui si riunivano i briganti ottocenteschi per decidere azioni e omicidi. La Tavola dei Briganti si trova sul tracciato del Sentiero del Parco (P), poche centinaia di metri prima di raggiungere la fontanella alla Selletta Acquaviva.

Bosco di S.Antonio

Imponente faggeto che si è conservato sino a giorni nostri pur essendo vicino a vie di transito, tra la Valle Peligna e la Val di Sangro, percorse già in epoca preromana; probabilmente foresta sacra dedicata a Giove, in periodo medievale fu caratterizzato dal culto di Sant’Antonio e in seguito tutelato dallo Stato come “bellezza naturale”.

Si trova nei pressi di Pescocostanzo e si raggiunge dalla Stazione di Palena, oppure salendo da Cansano.

Il bosco, che vegeta a una quota media di 1300 m., si presenta come una fustaia di faggio, ma vi crescono anche aceri, perastri e cerri, con esemplari monumentali che raggiungono i 6 metri di circonferenza.

Per informazioni rivolgersi presso il Centro informazioni del Parco di Pescocostanzo

Il Bosco di Sant’Antonio si trova in località “La Difesa” di Pescocostanzo, toponimo che indica un’area forestale dov’era impedito il taglio alberi ed il pascolo degli ovini: in pratica un bosco simile ai pascoli alberati della penisola iberica, denominati dehesas, la cui funzione principale era quella di dare ombra al bestiame che frequentava i pascoli circostanti.
Nel bosco è segnalata la rarissima orchidea Epipactis purpurata, tra gli arbusti ci sono il ribes uva-spina e il ribes multifloro, mentre è la fauna è presente anche il raro picchio dorsobianco.

Nel Parco Naturalistico del Sirente Velino

Poichè ancora non tutti gli itinerari sono dotati di segnaletica si consiglia di percorrerli accompagnati da guide del Parco soprattutto per coloro che non conoscono a fondo il territorio. E’ in ogni caso necessario munirsi di idonee carte topografiche (Cartografia del Parco, I.G.M. Istituto Geografico Militare – C.A.I: etc.).

Questo parco trae il suo nome dai due massicci calcarei che lo compongono: Il Velino, terza vetta dell ’Appennino con i suoi 2486 m.: la conformazione di questo gruppo montuoso è piuttosto complessa, con molte valli che si dipartono dalle cime principali, e la dorsale che invece costituisce il Sirente si distente in maniera più ordinata, offrendo sul versante che si affaccia a nord, sulla valle dell’’Aterno, uno spettacolo unico; le bastionate di calcare che culminano con i 2227 m. della vetta. Per noi sarà un’affascinante camminata sopra le Gole di Celano, monumento naturale di grande fascino.  Parco Naturale Sirente-Velino: qui proteggiamo la natura. La diffusa presenza di un complesso di beni ambientali e culturali fa del Parco un vero museo all’aperto. Qui  il verde è più verde e l’aria è più sottile! 

I Prati del Sirente

A nord della dorsale appenninica del Monte Sirente (2348 m slm), si estende a 1100 m di quota un piccolo altipiano.
E’ l’ampia distesa dei Prati del Sirente, una conca carsica di 3 Km situata al di sotto di ampie faggete che fanno da base alla montagna e che prospetta alla media Valle dell’Aterno e alla Valle Subequana. Dalla parete nord-est al fondovalle dell’Aterno, si susseguono, infatti, tre grandi ripiani: Piano di Canale (1350m); duecento metri più a valle, la conca dei Prati del Sirente, con il tipico laghetto carsico; più in basso, le Piane di Iano, ai cui margini sorgono le Pagliare.
Siamo nell’area morfologica del sistema degli altopiani: piccole pianure delimitate da rilievi montuosi e collegate tra loro da piccole incisioni vallive, caratterizzate dalla presenza di antichi laghetti nelle cui acque si specchiavano le vette del Monte Sirente e del Monte Velino.
Un ambiente di alta quota dove la pastorizia e il bosco sono stati a lungo le uniche attività per chi vi abitava e dove, ancora oggi, il bestiame pascola indisturbato nell’ampia distesa, abbeverandosi al laghetto nei mesi estivi e spostandosi nel “Fontanile” (1136 m) nei periodi di siccità.
Incastonato nell’altopiano carsico, si trova poi un laghetto di forma leggermente ellittica, localizzabile quasi all’estremo nord-ovest della piana, a circa 350 m dalla strada che collega Secinaro a Rocca di Mezzo.
Ritenuto da sempre prodotto della natura carsica del territorio, un’interessante ipotesi scientifica ne rivendicherebbe l’origine meteoritica.

Percorso Naturalistico di Pescina

Pescina sorge a 750 metri dal livello del mare ed è sita all’imbocco della Valle del Giovenco, tra il Parco Nazionale d’Abruzzo e il Parco Sirente-Velino.
Pare che il nome derivi dal fatto che un tempo gli abitanti utilizzassero delle piscine riempite con le acque del fiume Giovenco per pescare le trote e cacciare le anatre.

Pescina è il comune principale della Valle del Giovenco di cui fanno parte anche la frazione di Venere, i comuni di Ortona dei Marsi, Bisegna e San Benedetto dei Marsi, anch’essi luoghi suggestivi per storia e scenario, facilmente raggiungibili da Pescina che vanta una posizione privilegiata all’interno della Valle.

Nel 2011 l’associazione Federtrek ha inoltre inaugurato il tratto di sentiero della Valle che verrà dedicato ad Ignazio Silone, tra Pescina e Ortona dei Marsi. Il fiume Giovenco bagna Pescina attraversandola da Nord a Sud, fino a gettarsi nei collettori della Piana del Fucino e poi sfociando nel bacino del Liri. La denominazione sembrerebbe derivare da Iuventio Sannita che fu sconfitto da Silla in una storica battaglia in riva alle acque di questo torrente che si colorò del sangue dei numerosi Sanniti caduti.

Specie autoctone del Giovenco sono il gambero d’acqua dolce (l’Austropotamobius Pallipes Italicus), l’Alborella e la Trota Fario. Per questo la cucina della trota è tipica della gastronomia locale e ad essa Pescina dedica un’importante sagra annuale. Pescina è comune del Parco Sirente Velino in posizione strategica a controllo della stretta valle che si apre nel Fucino.

Pescina è, inoltre, in zona di protezione esterna del Parco Nazionale d’Abruzzo e Molise (tra i 5 più belli d’Europa) di cui è la “prima porta” sull’A24-A25. E’ a pochi km dalla capitale storica del Parco, Pescasseroli, facilmente raggiungibile passando per l’abitato della frazione di Venere o percorrendo le rive del Giovenco verso Ortona dei Marsi.

Oggi Pescina è nota in ambito internazionale per aver dato i natali a numerosi personaggi di rilievo, infatti essa è la patria del cardinale Giulio Raimondo Mazzarino (1602-61), primo Ministro di Francia sotto il Re Sole Luigi XIV e successore del cardinale Richelieu, e di Ignazio Silone (pseudonimo di Secondino Tranquilli, 1900-78), tra le più autorevoli voci del Novecento letterario (autore di “Fontamara”, “Il segreto di Luca” ed altri romanzi ambientati nella sua terra d’origine). Le sue ceneri riposano sotto il campanile della chiesa di S. Berardo, secondo la sua volontà testamentaria.

Dal punto di vista architettonico il centro storico di Pescina è tipicamente medievale, disseminato di chiese, edifici civili e monumenti di grande pregio. Simboli più rappresentativi di Pescina e Venere sono senza dubbio le antiche torri medievali.

Nelle Grotte di Stiffe seguendo il fiume

Risorsa naturale tra le più spettacolari del Parco Regionale Sirente-Velino e dell’intera provincia aquilana, le Grotte di Stiffe si trovano a 21 km dal capoluogo aquilano, sull’arteria 261 denominata “Subequana”, che da San Demetrio né Vestini conduce a Fontecchio.

Esempio notevole di carsismo sotterraneo, le Grotte di Stiffe presentano una caratteristica particolare, che ne fa un unicum in Italia: si possono definire, infatti, tecnicamente una “risorgenza attiva”, attraversate cioè da un fiume sotterraneo che accompagna il visitatore lungo i 700 metri di lunghezza della grotta e i 695 di altezza, e che fuoriesce dalla cavità.
Nel caso di Stiffe, è l’Altopiano delle Rocche a fornire le acque, che raccolte in una rete di canali, finiscono poi con l’inabissarsi negli inghiottitoi di Rocca di Cambio-Terranera, di cui il principale è Pozzo Caldaio, situato ad oltre 2600 metri dall’imboccatura della cavità.
Il torrente sotterraneo forma poi, all’interno della cavità, rapide e cascate spettacolari, cui si aggiungono le imponenti concrezioni, stalattiti e stalagmiti, che adornano il tragitto per arrivare alla “sala della cascata”, la “sala delle concrezioni” e quella del “lago nero”.
Divenuto nel 1991 vero complesso turistico, esso comprende, oltre alle Grotte, anche un museo di speleologia, insieme a centri funzionali per le visite come punti di ristoro, aree pic-nic e camper, punti vendita per souvenir e giochi per bambini.

Nel Parco del Gran Sasso Monti della Laga

Borghi antichi, siti archeologici, castelli, santuari, abbazie, chiesette rupestri, eremi e grotte costellano i sorprendenti paesaggi montani del Parco, una natura eccezionalmente ricca di foreste, sorgenti, cascate, praterie, altopiani, vertiginose creste e impressionanti pareti rocciose.

Tra Campli e Civitella del Tronto

Da Teramo, percorrendo un breve tratto della statale piceno-aprutina che conduce ad Ascoli Piceno, si raggiunge Campli, incantevole città d’arte ricca di monumenti storico-architettonici, gran parte dei quali risalenti al XIV secolo. Da non perdere è la visita alla bellissima Chiesa di Santa Maria in Platea, con affreschi trecenteschi conservati nella cripta e pregevoli arredi di epoche successive, e alla Scala Santa, importante luogo di culto risalente al 1776. Nell’ex Convento di San Francesco è ospitato il Museo Archeologico Nazionale, che custodisce i reperti provenienti dalla vicina Necropoli italica di Campovalano (XI-II secolo a.C.).

Dalle vicine frazioni di Roiano e Battaglia, una breve escursione a piedi, a cavallo o con bici di montagna conduce, nell’appartata Valle di Fosso Grande, alla Grotta S. Eremo, importante sito di un antico abitato e di forme monastiche altomedievali. In questa zona, è possibile effettuare ascensioni sulle vie alpinistiche del versante Ovest del Monte Foltrone (m. 1718), la vetta principale della Montagna di Campli, ma anche spettacolari voli con il parapendio.
Giunti a Campovalano, ove nei pressi dell’area archeologica troviamo la bella Chiesa di S. Pietro (VIII secolo), un’altra breve deviazione ci conduce a Guazzano, altro importante punto di partenza per le ascensioni al Foltrone, ammantato da splendidi boschi di leccio e di faggio.
Proseguendo sulla strada per Ascoli Piceno, che offre scenari panoramici di intensa suggestione, si raggiunge lo splendido borgo tardo-rinascimentale di Civitella del Tronto, adagiato sul pendio di un colle dominato dalla Fortezza, pressoché inespugnabile, edificata nel XVI secolo sulla preesistente fortificazione, menzionata già nel XII secolo. E’ emozionante la visita al borgo antico, percorso da una fitta rete di stradine e viuzze che si inerpicano verso la parte alta dell’abitato, a raggiungere l’imponente Fortezza, visitabile in ogni periodo dell’anno. Le pareti di travertino al di sotto del forte ospitano un’attrezzata palestra di roccia per la pratica dell’arrampicata sportiva.
Ci si sposta quindi a Ripe di Civitella dove, presso la Chiesa di S. Pietro, sin dall’alto Medioevo era attestato un monastero alle dipendenze della vicina Abbazia di S. Maria di Montesanto. Ripe è punto di partenza per escursioni naturalistiche verso il Monte Girella (m. 1814), la cima più elevata della Montagna dei Fiori, e attraverso le incantevoli e affascinanti Gole del Salinello, incredibile connubio tra storia e natura, per la presenza di numerosi eremi benedettini ubicati in grotte abitate dall’uomo fin dal Paleolitico, come la Grotta S. Angelo, e degne di interesse anche per l’attività speleologica.

Dal Passo delle Capannelle a Campo Imperatore

Dal Valico delle Capannelle, si scende ad Arischia e S. Vittorino, che conserva le vestigia dell’antica Amiternum.
Proseguendo per la Statale 80 si giunge alla città di L’Aquila.
L’Aquila è città d’arte ricca di edifici monumentali, tra i quali ricordiamo la Basilica di S. Maria di Collemaggio (XIII secolo), la Fontana delle 99 Cannelle (XIII secolo), la Basilica di S. Bernardino da Siena (XVI secolo) e il Castello cinquecentesco, sede del Museo Nazionale d’Abruzzo.
Molte di queste bellezze sono state danneggiate dal sisma del 6 aprile 2009 e sono in fase di restauro.

Oltrepassata Paganica, si risale la Valle del Torrente Raiale con il suggestivo Santuario della Madonna d’Appari (XIV secolo) e la vicina palestra di roccia. A monte della Gola del Raiale, da Camarda si può salire a Filetto, con la vicina Abbazia dei SS. Crisante e Daria (XII-XIII secolo), raggiungibile con un sentiero che prosegue verso Assergi o verso i monti Rofano e Ruzza. Si giunge così al borgo fortificato di Assergi, sede del Centro direzionale dell’Ente Parco. La valle è sede di numerosi insediamenti umani sin dall’epoca preistorica, come la Grotta Amare, di interesse archeologico e speleologico, e il villaggio pastorale di S. Pietro della Jenca, dove recentemente è stato eretto il primo “Santuario del Beato Giovanni paolo II”.

La suggestività della valle è accentuata dalla presenza dei vicini eremi di S. Franco e della Sorgente dalla quale il Santo fece scaturire l’acqua miracolosa, oltre che dai luoghi di culto di S. Clemente, S. Antonino, S. Maria della Croce e S. Maria del Vasto. I resti di quest’ultima sono inglobati nelle strutture più recenti della Masseria Cappelli, realizzata tra il 1750 ed il 1800 assieme ad altre masserie che costituivano un sistema teso a un organico sfruttamento del territorio e che interessò anche la vicina Valle del Chiarino, attraversata da splendidi sentieri, in parte accessibili anche a cavallo e con la bici di montagna, che conducono ai monti Corvo, S. Franco e Ienca. Da qui, facilmente si prosegue per le località turistiche di Fonte Cerreto, Stazione inferiore della Funivia del Gran Sasso, e Monte Cristo, con piste per lo sci alpino e lo sci di fondo. La strada sbocca infine sulla immensa piana di Campo Imperatore e sale fino alla Stazione superiore della Funivia e allo storico Albergo, al centro della più alta stazione sciistica d’Abruzzo, posto tappa del “Sentiero Italia” e base di partenza per numerosi itinerari escursionistici, alpinistici e sci-alpinistici sul massiccio centrale del Corno Grande, sostando anche al vicino Rifugio “Duca degli Abruzzi”. Da non perdere la vista al prestigioso Giardino Alpino di Campo Imperatore.

Da Teramo a Valle Castellana

Da Teramo, risalendo la Valle del Tordino lungo la provinciale che segue il tracciato di un’antica via di comunicazione, si raggiunge Pagliaroli, sede comunale di Cortino, con la Chiesa di S. Salvatore (XIV secolo) edificata su un tempio del III-II secolo a.C. Giungendo a Cortino, si può visitare l’Area Faunistica del Cervo, realizzata al margine dell’Abetina di Cortino, sito dal valore naturalistico molto elevato, caratterizzato da una massiccia presenza di abeti bianchi secolari.  Tornati a Pagliaroli e proseguendo aggirando il versante settentrionale del Monte Bilanciere, si raggiunge Padula, che offre splendide escursioni a piedi, a cavallo o con bici di montagna, con partenza anche dalla vicina Macchiatornella, immersi in magnifiche faggete, con la possibilità di raggiungere il Monte Bilanciere, gli abitati di Cortino e di Altovia o le numerose e spettacolari cascate della Laga, d’inverno terreno di gioco per l’alpinismo su ghiaccio.
L’entusiasmante viaggio tra le cascate e i boschi dei Monti della Laga, continua alla volta del Ceppo passando da Imposta, sede comunale di Rocca S. Maria. Il Ceppo, e più precisamente il Bosco della Martese, nel 1943 fu teatro di un drammatico episodio della Resistenza partigiana. Numerosi sentieri, percorribili anche a cavallo e con bici di montagna, collegano il Ceppo ad altre frazioni ed alla spettacolare Cascata della Morricana (m. 1560), immersa nel suggestivo scenario del Bosco della Martese, ricco di Abeti bianchi.
Riscendendo, è possibile proseguire per il centro storico di Valle Castellana. Qui una deviazione conduce a Morrice, con uno splendido castagneto ricco di piante plurisecolari come il “Piantone di Nardò”, di oltre 500 anni, e a Pietralta, punto di partenza per numerose escursioni verso il Monte La Morra (m. 1377), la Valle del Rio Castellano, il Bosco della Martese o Pizzo di Sevo (m. 2419).
Ritornando verso il capoluogo teramano si raggiunge Torricella Sicura, un piacevole centro con un territorio molto ricco da un punto di vista naturalistico, che nel tempo ha restituito importanti testimonianze di epoche passate.

Da L’Aquila a Capitignano

Da L’Aquila, seguendo la Statale che risale il corso del Fiume Aterno, si raggiunge Pizzoli, dove si erge il magnifico Castello seicentesco Dragonetti-De Torres, a pianta quadrata con torri angolari. A poca distanza da Pizzoli si raggiunge Barete, sorta sull’antica Lavaretumo Lavacrum Amiternie sviluppatasi principalmente tra il XVII e il XVIII secolo, che conserva la Chiesa parrocchiale di S. Vito, rimaneggiata nel ‘700. Sul crinale del Pagarone che sovrasta l’abitato, in posizione strategica per il dominio della parte settentrionale della vallata aquilana, sono situati i ruderi dell’antica Rocca (XIII secolo). Da Barete, si snodano interessanti itinerari escursionistici, in alcuni casi percorribili anche a cavallo e con la bici di montagna, che permettono di raggiungere il Monte S. Lorenzo (m. 1426) e il Monte Mozzano (m. 1493), che si affaccia verso il Lago di Campotosto.

Deviando dalla strada principale, si arriva a  S. Cosimo, sede comunale di Cagnano Amiterno, con la chiesa parrocchiale posta sopra un ampio pianoro rialzato, protagonista dell’ampio scenario naturalistico circostante.
Riprendendo la Statale che risale l’alta Valle dell’Aterno, si raggiunge in poco tempo, e con lo sguardo attratto dai verdi boschi circostanti, Montereale, situata su un colle che domina la conca, ricca di memorie storiche e di interessanti monumenti.
Al centro del paese sorgono il Convento degli Agostiniani nel cui atrio si trovano due leoni stilofori in pietra di ignota provenienza, e la Chiesa settecentesca del Beato Andrea (XVIII secolo), che conserva, nel suo interno, il ricco sacello di marmi policromi. Completano il patrimonio artistico e storico di Montereale il notevole Palazzo Farnese (XVI secolo), la Chiesa di Santa Maria intra moenia (XV secolo con portale laterale romanico) e il Castello (XIV secolo).
Lasciata Montereale, ci si sposta nella vicina Capitignano, piccolo centro situato alle falde della Costa di Pago, dove merita senz’altro una visita la Chiesa parrocchiale di San Flaviano (XVI secolo), a tre navate divise da pilastri, con cupola ottagonale e organo rinascimentale.
Nell’attigua frazione di Mopolino, troviamo il monumentale Palazzo Ricci (XVI secolo), grande edificio restaurato in passato dall’architetto Stern per conto di Papa Pio VI.
Da Mopolino e Capitignano splendidi itinerari escursionistici, percorribili in alcuni casi anche a cavallo e in bici di montagna, offrono scenari naturali di grande emozione, conducendo al Lago di Campotosto, a Poggio Cancelli e al Monte Civitella (m. 1603).

Da Montorio al Vomano a Arsita

Da Montorio al Vomano, percorrendo la strada che porta al casello autostradale di Colledara della A24, si incontra Tossicia, antica capitale Valle Siciliana, che conserva innumerevoli monumenti e architetture di notevole pregio storico e artistico, quali il Palazzo Marchesale, la Chiesa di S. Sinforosa (XV secolo) e la Chiesa di S. Antonio Abate (XV secolo). E’ presente una rete di sentieri e di ippovie raggiungono le vicine frazioni e proseguono verso diverse località.

Nella vicina frazione di Casale S. Nicola, una breve escursione permette di raggiungere l’Eremo camaldolese di S. Nicola di Corno (XII secolo), ai piedi dello spettacolare “Paretone” del Corno Grande, per poi proseguire l’escursione, attraverso il Vado di Corno, fino a Campo Imperatore.
Riprendendo la strada principale, si giunge al borgo medievale di Isola del Gran Sasso, che conserva importanti architetture del XV-XVI secolo, con bei palazzi ed elementi decorativi di notevole valore.
Poco lontano dal centro storico, troviamo la bellissima Chiesa romanica di S. Giovanni ad Insulam (XII secolo) e il Santuario di S. Gabriele dell’Addolorata.
Dalla vicina Pretara, si possono seguire i sentieri che conducono ai ruderi del Castello di Pagliara (IX secolo) e a Piano del Fiume, base di partenza per numerose escursioni sci-alpinistiche e naturalistiche.
Da Isola, l’affascinante percorso nell’antica “valle siciliana” prosegue in direzione di Castelli, incantevole borgo che si distende su uno sperone collinare dominato dall’imponente Parete Nord del Monte Camicia.
Nella parte alta del paese, il seicentesco Convento francescano ospita il Museo delle Ceramiche, testimonianza dell’antica e vitale attività artigiana della ceramica artistica. Poco più a monte di Castelli è la preziosissima Chiesa di S. Donato, dall’eccezionale soffitto seicentesco in mattoni maiolicati.
Oltrepassate le frazioni di S. Rocco e S. Salvatore, da cui si snodano i principali sentieri della zona, si abbandona la strada pedemontana che conduce a Rigopiano, dove d’inverno, quando è chiusa al traffico, è possibile praticare lo sci di fondo.
Si raggiunge così il caratteristico centro di Arsita, che conserva parte del recinto murario (XII-XIII secolo) dell’antico “Castello di Bacucco”. Dal paese, è possibile seguire un bel sentiero che, risalendo la Valle del Fino, conduce al Mulino di Francesco, e alla Pietra Rotonda, con le suggestive Gole dell’Inferno Spaccato e la Fonte dei Banditi, con la possibilità di proseguire per altre entusiasmanti mete d’altitudine.

Da Castiglione a Casauria a Farindola

Dall’uscita autostradale di Torre de’ Passeri, appena fuori dal paese di Castiglione a Casauria, si trova l’Abbazia di S. Clemente a Casauria (IX secolo), che rappresenta uno dei maggiori monumenti medievali dell’Abruzzo.
Da qui, addentrandosi in questa parte della provincia pescarese che rientra nei confini del Parco, si giunge a Pescosansonesco, adagiato sul crinale del Peschio, sulla sommità del quale si notano i resti del Castello dei Sansoneschi. 

Si prosegue alla volta di Corvara, caratteristico borgo abbarbicato alle rocce del Monte La Queglia, che costituisce una meta turistica affascinante in un ambiente di grande suggestione. Dalla parte alta del paese, un bel sentiero permette di raggiungere il Monte Picca o Forca di Penne.
Quest’ultima località, facilmente raggiungibile in macchina, offre un esteso panorama su tutta l’area meridionale del Gran Sasso, fino al mare. L’importanza del valico, che era attraversato dal Tratturo L’Aquila-Foggia e dalla cosiddetta “Via Salaria a Calascio”, che collegava il versante aquilano con l’area vestina, è testimoniata dalla presenza di una Torre medievale di avvistamento.
Da qui, proseguendo verso nord, si raggiungono facilmente i centri di Brittoli e Carpineto della Nora, bel paese di origini altomedievali adagiato su una sponda del Torrente Nora. Da non perdere è la visita alla notevole Abbazia cistercense di S. Bartolomeo (X secolo), che riproduce lo schema della già citata Abbazia di San Clemente a Casauria.
Il viaggio nella “terra delle grandi abbazie” prosegue alla volta di Civitella Casanova, raggiungibile anche attraverso l’altopiano del Voltigno, e di Villa Celiera. Il borgo sorge su uno sperone roccioso circondata da I Cimoni e dai monti Morrone e Bertona e conserva tutto il fascino del passato, con le sue costruzioni in pietra, le scalette e gli stretti vicoli sormontati da archi. Gran parte della sua storia gravita intorno al vicino Castello di Bertona e all’Abbazia cistercense di S. Maria di Casanova (XII secolo), per sette secoli uno dei maggiori monasteri d’Abruzzo, i cui resti sono visibili poco più a valle dell’abitato.
Risalendo si raggiungono il borgo di origine medievale di Montebello di Bertona, arroccato su un colle isolato attorno all’antico castello trasformato in elegante palazzo rinascimentale, e Farindola, disposta ad andamento digradante lungo uno sperone collinare che si affaccia sulla vallata del Tavo in contrapposizione all’ingresso della Valle d’Angri.
Nel centro datato si può visitare il Polo Scientifico del Parco, che accoglie un museo permanete sul camoscio d’Abruzzo che offre ad adulti e bambini un ampio panorama di notizie attraverso immagini, pannelli, accessi multimediali, laboratori didattici.
Numerosi sentieri percorribili in alcuni casi anche a cavallo o in bici di montagna, conducono all’Area Faunistica del Camoscio d’Abruzzo, situata sulle balze rocciose prospicienti la Cascata del Vitello d’Oro. Numerose le palestre di roccia per l’arrampicata sportiva, localizzate al Vitello d’Oro, in Val d’Angri e a Rigopiano, punto di partenza per numerose e incantevoli escursioni naturalistiche, speleologiche e alpinistiche verso il Monte Siella (m. 2000), il Monte Camicia (m. 2564) e il Monte S. Vito (m. 1892), dove oggi, grazie alle recenti operazioni di reintroduzione, è nuovamente possibile incontrare il Camoscio d’Abruzzo, a distanza di un secolo dalla sua scomparsa da queste montagne.

Da Amatrice ad Accumoli

Pizzo di Moscio
Lago Scandarello

La cittadina di Amatrice, edificata sullo sperone roccioso che sovrasta la confluenza tra il Fiume Tronto e il Torrente Castellano, conserva un centro storico, cinto da mura con cinque porte, con pianta a maglie regolari. Sulle sue vie si affacciano bei palazzetti del XVI, XVII e XVIII secolo ed edifici più antichi, tra i quali spiccano la snella Torre civica e le severe torri campanarie delle chiese di S. Agostino e di S. Emidio o della Madonna Lauretana. Interessanti sono la Chiesa romano-gotica di S. Francesco (XIV secolo), istoriata di affreschi del XIV e XV secolo, e quella di S. Agostino (XV secolo), con affreschi della scuola del Crivelli.

Amatrice, posto tappa del “Sentiero Italia”, che si può seguire in direzione di Preta e Campotosto o di Accumoli, è base di partenza per numerose escursioni naturalistiche, anche verso il vicino e delizioso Lago Scandarello. Splendidi sentieri permettono di raggiungere, anche a cavallo o con la bici di montagna, le numerose frazioni circostanti, dalle quali si può proseguire per raggiungere le vette più elevate dei Monti della Laga.
I piccoli abitati di Preta, Capricchia e S. Martino, con l’omonima chiesa oggi restaurata dopo anni di totale abbandono, sono base di partenza per escursioni naturalistiche, alpinistiche e sci-alpinistiche al Monte Gorzano (m. 2458) e al Pizzo di Moscio (m. 2411).
Da Prato, Voceto e Sommati si può proseguire per il Pizzo di Sevo (m. 2419), mentre da Collalto e Cossito si può raggiungere la Macera della Morte (m. 2073).
Seguendo la Salaria, si raggiunge Accumoli, con un centro storico che conserva interessanti emergenze architettoniche, quali il Palazzo del Podestà (XIII secolo), la trecentesca Torre civica, il Palazzo Comunale, i palazzi Guasti, Morini e Tommasi, del ‘600, oltre alle chiese di Santa Maria della Misericordia e Santa Maria delle Coste.
Accumoli è posto tappa del “Sentiero Italia”, che da qui, raggiungendo Illica e il Lago Secco, sale al crinale della Laga per raggiungere S. Martino, sull’opposto versante, oppure prosegue verso Forca Canapine, nel Parco Nazionale dei Monti Sibillini.
Dalla vicina frazione di Grisciano, un bel sentiero conduce a Poggio d’Api e all’Oasi WWF del Lago Secco, importante zona umida solcata da una fitta rete di sorgenti, ruscelli, laghi e pozze d’acqua di varie dimensioni, tra i quali spiccano il Lago Secco e il Lago della Selva.

Da Montorio a Campotosto

Pietracamela
Lago di Campotosto

Da Teramo, iniziando l’affascinante viaggio lungo la Via maestra, si incontra Montorio al Vomano, cittadina di origine medievale, ricca di testimonianze storico-architettoniche, dominata dai resti del Forte S. Carlo. Meritano sicuramente una visita le belle chiese, risalenti a epoche diverse, di San Rocco, dell’Immacolata Concezione, di San Filippo Neri, il Convento dei Cappuccini, gli importanti palazzi e le belle case signorili quattro-cinquecentesche, dai preziosi portali e pregevoli ornamenti decorativi.

Si prosegue per Fano Adriano, un piccolo centro montano che conserva interessanti testimonianze architettoniche del XV e XVI secolo, come la cinquecentesca Chiesa di S. Pietro, col notevole portale arricchito di decorazioni in maiolica, e pregevoli arredi al suo interno. La vicina Prato Selva, centro turistico sia estivo che invernale, con impianti di risalita per lo sci da discesa, è la base di partenza per le escursioni naturalistiche e sci-alpinistiche al Monte Corvo.
La successiva Pietracamela, arroccata come un nido d’aquila, conserva numerosi edifici risalenti al XV e al XVI secolo. Nella parte alta del paese troviamo la palestra di roccia degli “Aquilotti del Gran Sasso”, storico gruppo di alpinisti di Pietracamela. Un Sentiero Natura, lungo il quale sono visibili le famose pitture rupestri realizzate dal pittore Guido Montauti e dal suo gruppo artistico “Il Pastore Bianco”, conduce all’Area Faunistica del Camoscio d’Abruzzo, splendido ungulato definito il Camoscio più bello del mondo e oggi simbolo del Parco.
La vicina Prati di Tivo, stazione turistica sia estiva che invernale dotata di numerose strutture alberghiere, piste di sci di fondo, impianti di risalita per lo sci da discesa, palestra di roccia, e altre infrastrutture per lo sport e il tempo libero, è l’abituale base di partenza per innumerevoli escursioni naturalistiche, alpinistiche e sci-alpinistiche sul massiccio del Corno Grande, sostando anche ai comodi rifugi “C. Franchetti” e “G. Garibaldi”.
Tornati sulla strada principale e risalendo la Valle del Vomano, che separa i Monti della Laga dal Gran Sasso d’Italia, una deviazione ci porta ai suggestivi abitati di Senarica e di Piano Vomano, dove una breve escursione conduce alla “Cerqua Mazzucche”, splendida quercia plurisecolare.
Altri sentieri, percorribili anche a cavallo o con bici di montagna, collegano la zona a Macchia Vomano, Crognaleto e, lungo l’antica via della “Tornara”, all’area archeologica di Colle del Vento, con un importante santuario italico (VI-V secolo a.C.), difeso da mura in opera poligonale (III sec. a.C.).
Da visitare, a Crognaleto, è la Chiesa della Madonna della Tibia, posta scenograficamente su di uno sperone roccioso sopra l’abitato, e raggiungibile attraverso un comodo sentiero.
Proseguendo sulla strada maestra e prendendo la statale che sale alla diga di Sella Pedicate, si raggiunge il lago di Campotosto, il primo per ampiezza tra i laghi artificiali d’Europa. Seguendo la strada circumlacuale, ottima per interessanti passeggiate in bicicletta, si giunge al centro di Campotosto, posto tra la sponda sinistra del Rio Fucino e la riva settentrionale del lago, che conserva le chiese di S. Maria di Brugnoleto e di S. Antonio (XIV secolo), situata nella parte più alta dell’abitato.

Da Bussi a Capestrano

Allo sbocco della splendida Valle Tritana, troviamo Bussi sul Tirino, dominata dal Castello del XVI secolo, oggi trasformato in residenza privata e ben conservato. All’esterno dell’abitato, dalla strada statale, sono visibili i ruderi restaurati della Chiesa monastica cassinese di S. Maria di Cartignano (XI secolo).
Dal paese, posto tappa del “Sentiero Italia” che si può seguire, anche a cavallo o con bici di montagna, in direzione di Popoli o di Capo d’Acqua e Capestrano, è possibile raggiungere l’abitato di Pescosansonesco o i monti Picca e Roccatagliata, ultimo contrafforte meridionale della catena del Gran Sasso, attraversato dal Tratturo Centurelle-Montesecco.

Proseguendo lungo la statale, nell’aperta campagna solcata dalle limpide acque del Fiume Tirino, qui chiamato “silente”, sul quale è possibile praticare canoa, troviamo l’Abbazia altomedievale di S. Pietro ad Oratorium, fondata nell’VIII secolo e rinnovata sullo schema del S. Liberatore a Majella nel XII secolo, con affreschi dello stesso periodo.
Si raggiunge così Capestrano, antico borgo fortificato che mostra un’interessante sovrapposizione di architetture medievali e rinascimentali, con diversi edifici di pregevole fattura e palazzi gentilizi del XVII-XVIII secolo. Alla sommità dell’abitato troviamo l’imponente Castello Piccolomini, ricostruito nel 1465 con funzione di residenza. Proprio a valle del paese, dalle sorgenti di Presciano, Il Lago e Capo d’Acqua, nasce il Fiume Tirino. In questa zona, la possibilità di sfruttare la forza motrice idraulica ha permesso la diffusione di numerosi mulini ad acqua, alcuni dei quali ancora oggi perfettamente conservati nelle strutture architettoniche e funzionanti nell’apparato idraulico e tecnico. Nei pressi delle sorgenti, nel 1934 fu rinvenuta la celebre statua italica del Guerriero di Capestrano (VI secolo a. C.), emblema di una potente classe di pastori-guerrieri affermatasi in Abruzzo durante l’Età del Ferro.

Da Acquasanta Terme a Arquata del Tronto

Acquasanta Terme, conosciuta già in epoca romana per le proprietà terapeutiche delle acque termali che vi sgorgano, presenta una struttura urbanistica dall’impronta tipicamente medievale, con le interessanti chiese di San Giovanni Battista e di Santa Maria Maddalena (XIV secolo).
Dalla vicina Paggese, dove nella Chiesa di S. Lorenzo (XIII secolo), si possono ammirare un bellissimo tabernacolo in travertino (XVI secolo) e un trittico di Pietro Alemanno (XV secolo), un bel sentiero conduce al borgo medievale di Castel di Luco, con l’originale Castello a pianta circolare (XIV secolo), di grande suggestione, per poi proseguire verso le frazioni di Arola e S. Gregorio.

Sempre da Paggese, in auto si raggiunge S. Paolo, da dove si può seguire il “Trekking del Brigante” in direzione di S. Gregorio o dei ruderi della Fortezza di Montecalvo, posta, nei secoli passati, a sorvegliare il confine con il Regno di Napoli. Si scende quindi a S. Martino.
Dalla vicina frazione di Collefrattale, splendidi sentieri risalgono la Valle del Rio Castellano, permettendo di raggiungere la Foresta di S. Gerbone e la vetta del Pizzo di Sevo (m. 2419).
Tornati ad Acquasanta, risalendo la suggestiva Valle del Garrafo, sulla quale si affacciano alcune grotte di origine carsica, si raggiunge Umito, da dove alcuni sentieri, percorribili a volte anche a cavallo o con la bici di montagna, permettono di raggiungere la Cascata della Prata e quella della Volpara o i villaggi di Gaglierto, Pozza, Vallecchia e Matera.
Oltrepassata Acquasanta, troviamo Quintodecimo, da dove partono alcuni interessanti sentieri che conducono a Matera o verso le verdissime pendici del Monte Scalandro, lungo il Rio di Noce Andreana.
Proseguendo sulla Salaria, si raggiunge Trisungo, dove sono ancora visibili i resti dell’antica strada romana, per poi salire a Spelonga, che nella Chiesa parrocchiale di S. Agata conserva un’antica bandiera turca, bottino di guerra della battaglia di Lepanto (1571).
Tornati sulla Salaria, si raggiunge Arquata del Tronto, il cui territorio, posto a cavallo della Valle del Tronto, è ricompreso in ben due Parchi Nazionali, quello dei Monti Sibillini e quello del Gran Sasso e Monti della Laga. Il paese è sovrastato dall’imponente Rocca duecentesca, ampliata nei secoli successivi e ricostruita nel XV secolo. Degni di interesse sono la Torre civica e le chiese di S. Francesco e dell’Annunziata.

Da Cortino a Montorio al Vomano

Tossicia

Da Teramo, risalendo la Valle del Tordino lungo la provinciale che segue il tracciato di un’antica via di comunicazione, si raggiunge Pagliaroli, sede comunale di Cortino, con la Chiesa di S. Salvatore (XIV secolo) edificata su un tempio del III-II secolo a.C.
Da qui, un sentiero percorribile a piedi, a cavallo o in bici di montagna conduce a Servillo e Casagreca, paesini, oggi, quasi del tutto abbandonati.
Aggirando il versante settentrionale del Monte Bilanciere, la valle si fa sempre più stretta in un susseguirsi di piccoli abitati, tutti collegati dal “Sentiero del Tordino”, dai quali si dipartono interessanti percorsi che permettono di raggiungere, a piedi e in alcuni casi a cavallo e con la bici di montagna, il sovrastante Monte Bilanciere (m. 1263), eccezionale balcone panoramico sull’intera valle. Nei pressi di Pezzelle, è degna di nota la Chiesa di S. Paolo (XV secolo), con notevoli affreschi del XV-XVI secolo.

Si raggiunge quindi Padula, posto tappa del “Sentiero Italia”, che si può seguire in direzione del Ceppo o di Cesacastina, e del “Sentiero del Tordino” proveniente da Teramo, che permette di raggiungere le sorgenti del fiume e la vetta del Monte Gorzano (m. 2458). Con splendide escursioni a piedi, a cavallo o con bici di montagna, con partenza anche dalla vicina Macchiatornella, immersi in magnifiche faggete, è possibile raggiungere il Monte Bilanciere, gli abitati di Cortino e di Altovia o le numerose e spettacolari cascate della Laga, d’inverno terreno di gioco per l’alpinismo su ghiaccio.
Tornati a Pagliaroli, si raggiunge Cortino, dove si può visitare l’Area Faunistica del Cervo, realizzata al margine dell’Abetina di Cortino, sito dal valore naturalistico molto elevato, caratterizzato da una massiccia presenza di abeti bianchi secolari. L’Abetina è attraversata dal Sentiero Natura “Abete Bianco” che, raggiungendo il Monte Bilanciere, si ricollega agli itinerari escursionistici provenienti dalla Valle del Tordino.
Giunti a Piano Roseto, ove insistono i resti dell’antica Rocca, si prosegue in direzione di Montorio al Vomano, cittadina di origine medievale, ricca di testimonianze storico-architettoniche, dominata dai resti del Forte S. Carlo. Meritano sicuramente una visita le belle chiese, risalenti a epoche diverse, di San Rocco, dell’Immacolata Concezione, di San Filippo Neri, il Convento dei Cappuccini, gli importanti palazzi e le belle case signorili quattro-cinquecentesche, dai preziosi portali e pregevoli ornamenti decorativi.
Dalla vicina frazione di Cusciano, è possibile effettuare splendide escursioni a piedi, a cavallo o con la bici di montagna verso Tossicia e Cerqueto.

Da Torricella Sicura a Rocca S. Maria

Torricella Sicura è un piacevole centro a pochi chilometri da Teramo, con un territorio molto ricco da un punto di vista naturalistico, che nel tempo ha restituito importanti testimonianze di epoche passate. Non lontano da qui, meritano una visita le frazioni di Villa Costumi, con la Chiesa romanica di S. Pietro ad Azzano (XII secolo); di Villa Popoli, con la Chiesa di S. Bartolomeo che custodisce uno splendido soffitto ligneo della fine del XVII secolo; di Ioanella, con la Chiesa di S. Maria Assunta ricca di opere d’arte del XVII-XVIII secolo; di Pastignano, nei cui pressi sono visibili i ruderi del monastero benedettino femminile di S. Giovanni a Scorzone (XI secolo), e di Poggio Valle. 

Da qui, una breve escursione a piedi a cavallo o con bici di montagna conduce a Valle Piola, piccolo borgo abbandonato ai piedi del Monte della Farina, dal quale si può proseguire fino alla frazione di Magliano da Capo dove, su un’altura dominante la Valle del Vezzola, sono visibili i resti delle mura di un abitato italico fortificato.
Oltrepassato S. Stefano, si prosegue per Cona Faiete, frazione del Comune di Rocca S. Maria, per raggiungere Macchia S. Cecilia, Acquaratola, S. Biagio e i borghi abbandonati di Serra, di Tavolero, che conserva un edificio cinquecentesco e la chiesa diruta di S. Flaviano (XIII secolo), e di Colle. Quest’ultimo è attraversato dal “Sentiero del Tordino”, che da Teramo permette di raggiungere le sorgenti del fiume e la vetta del Monte Gorzano (m. 2458).
Raggiunta la sede comunale di Imposta, si prosegue per Sella Ciarelli e Paranesi, fino al Ceppo; il Ceppo, e più precisamente il Bosco della Martese, nel 1943, fu teatro di un drammatico episodio della Resistenza partigiana. Numerosi sentieri, percorribili anche a cavallo e con bici di montagna, collegano il Ceppo ad altre frazioni come Fioli, Forno, Riano, Tevere, Cesa, Alvelli, Licciano, Fiume, Canili e Martese. Ma gli itinerari più interessanti sono sicuramente il “Sentiero Italia” per Padula o S. Martino e quelli, percorribili anche d’inverno con gli sci di fondo o da alpinismo, che conducono alla vetta del Pizzo di Moscio (m. 2411) o alla spettacolare Cascata della Morricana (m. 1560), immersa nel suggestivo scenario del Bosco della Martese, ricco di Abeti bianchi.

Valli e Colline

Nella Valle del Tirino

Il Tirino è un fiume insolito per l’Appennino, in quanto nasce a bassa quota ed è alimentato prevalentemente da due grandi risorgive, Capo d’Acqua e Presciano, che scaturiscono ai piedi del versante meridionale del Gran Sasso. Proliferano nell’ambiente le tife, lo spargano, le carici e il raro salice cinerino. Il fiume ospita una ricca comunità di uccelli nidificanti, tra cui la gallinella d’acqua (Gallinula chloropus), il porciglione (Rallus aquaticus), il martin pescatore (Alcedo atthis), la ballerina gialla (Motacilla cinerea) e il merlo acquaiolo (Cinclus cinclus). D’inverno le anse del fiume ospitano numerosi tuffetti (Tachybaptus ruficollis), folaghe (Fulica atra), aironi cenerini (Ardea cinerea) e diverse specie di anatre, mentre sui canneti si concentrano numerosi i migliarini di palude (Emberiza schoeniclus). E’ un sito di svernamento dell’albanella reale (Circus cyaneus). Anche la flora ha il suo guerriero: il Goniolimon italicum, una delle specie più rare d’Europa. Il microclima è caratterizzato da temperature mediterranee che nell’area di Ofena, definita “Forno d’Abruzzo”, procurano viticolture di pregio, in special modo legate alla produzione del Montepulciano d’Abruzzo.

Sulle acque cristalline del fiume Tirino è possibile infatti praticare la canoa, e vivere così una delle esperienze più emozionanti in un ambiente unico in quota. Il Centro visite di Bussi sul Tirino (www.ilbosso.com), realizzato con la collaborazione della Provincia di Pescara, è un autentico fiore all’occhiello della politica di articolazione dell’area protetta in distretti. La struttura, dotata di spazi museali, mediateca e stazione antincendio, è il punto di riferimento del Distretto per la gestione dei flussi turistici e per attività didattiche e di educazione ambientale.

Valle dell’Orfento

Istituita nel 1971, è il cuore della biodiversità del Parco Nazionale della Majella.

Il territorio del fiume Orfento conferisce il nome al vallone che dalle vette principali del monte Majella scende sino a Caramanico Terme, principale comune di quest’area. L’acqua ha scavato nel corso di milioni di anni, una stretta forra oggi ricoperta da fitta vegetazione riparia, su cui spiccano i salici, le felci, i muschi. A partire dal 1980 all’interno della valle sono stati reintrodotti cervi e caprioli appenninici, oggi la valle è percorsa da un’articolata rete di sentieri, facenti parte del Parco Nazionale della Majella,con punti di accesso su ambedue i versanti della montagna, dall’abitato di Caramanico, partono due sentieri uno per Ponte del Vallone e l’altro per le Scalelle, mentre a valle si può accedere lungo la strada statale.

Quando nel luglio 2015 Martin Warren ( Proffessor of Biochemistry Royal Society Industry Fellow) visitó Caramanico Terme rimase incantato dalla sua natura rigogliosa:
“In luglio sulle rive del fiume Orfento in Abruzzo, Italia centrale, mi sono ritrovato a passeggiare attraverso un flusso parallelo, un’iridescente corrente di farfalle che piroettavano sopra un mare di fiori. E’ difficile dire cosa fosse più abbagliante, lo scintillio dell’acqua o quello di migliaia di ali”.

Dal Sangro Aventino ai Trabocchi

Tanti sono i volti dell’Abruzzo, una regione unica nella sua conformazione: lì dove finisce il mare, emerge e comincia con semplicità la montagna, senza contrasti netti.

Itinerario di grande spessore culturale e naturalistico tra alcuni dei luoghi più suggestivi  compresi fra i fiumi Sangro e Aventino in provincia di Chieti. Dal  castello di Roccascalegna, situato in cima ad una rupe protesa sulla valle del fiume Rio Secco.  Qui, attraverso un percorso che si snoda dal castello al borgo medievale, ci immergeremo nella magica atmosfera del luogo, fra la storia dell’occupazione longobarda e la leggenda di un misterioso assassinio.

Castello di Roccascalegna

Ci spostiamo a  Montenerodomo dove visiteremo una delle aree archeologiche più importanti d’Abruzzo, i resti dell’antica città romana di Juvanum ed il museo con i principali reperti ivi ritrovati. Si scende quindi nella valle del fiume Aventino, ai piedi del massiccio della Majella dove, nel comune di Fara San Martino,  si apre uno stretto passaggio che permette di penetrare nelle spettacolari Gole di San Martino, con le sue bianche cattedrali verticali di roccia calcarea. Qui possiamo osservare  i resti dell’antico monastero di S.Martino in Valle, riportato alla luce solo pochi anni fa, testimonianza di un glorioso passato. 

Gole di San Martino

Come ultima tappa ci portiamo nei dintorni di Palombaro, dove percorrendo un breve sentiero nel bosco, si raggiunge la Grotta Sant’Angelo, luogo di grande suggestione. Qui, sfruttando un naturale riparo roccioso, gli uomini di tutte le epoche hanno venerato le proprie divinità, dalla dea pagana della fertilità fino a San Michele Arcangelo, in onore del quale vennero erette le mura di una chiesa rupestre impreziosita da elementi decorativi di stile romanico.

Grotta Sant’Angelo

La Valle del fiume Sangro ci accompagna al mare, dove si possono ammirare paesaggi di unica bellezza, misti di cultura e tradizioni che suggellano una lunga storia. La terra dei Trabocchi è un esempio di tutto questo.

Rafting sul Fiume Aventino

Immersi nel Parco della Majella, andremo a bordo di gommoni lungo il corso del fiume Aventino, imparando l’importanza dello spirito di gruppo.


Una vera e propria avventura nel cuore della natura, un momento unico per provare il rafting.


Torrentismo

L’Abruzzo è una delle regioni del Centro Italia dove il canyoning è praticamente di casa. Decisamente bello, e quasi selvaggio, è il luogo ideale per chi si vuole immergere in una natura boschiva molto selvaggia e al tempo stesso divertirsi praticando il torrentismo.

Sulle acque del Fiume Aventino, nel Parco Nazionale della Majella, o tra le gole del Fiume Sagittario, potrai osservare la natura viva ed in movimento delle rapide. Anche per i più piccoli, che avranno modo di divertirsi ed imparare a rispettare ed amare la natura sentendosi parte di essa.

Il torrentismo è una pratica sportiva che prevede la discesa a piedi in canyon o forre, percorsi da torrenti. Ai piedi del Monte Porrara nel Parco Nazionale della Majella, puoi vivere il privilegio di attraversare le gole del Fiume Aventino. Il percorso prevede il superamento di ostacoli naturali come scivoli, cascate e laghetti. È un’esperienza a stretto contatto con la natura, ricca di emozioni, impossibile da dimenticare. Ci sono diversi livelli di difficoltà e le attività vengono svolte in assoluta sicurezza con la supervisione di esperte guide.

Mare

Sono circa 135Km di litorale. Spiagge sabbiose e attrezzate a nord, calette e rocce a sud. E spettacolari riserve naturali, perché l’anima wild di questa terra si mostra anche sul mare. Si tratta della costa d’Abruzzo, un tratto di Adriatico tutto da scoprire, con le spiagge più belle della regione, tra Bandiere Blu, calette selvagge, aree naturali protette.

Partendo da nord, dalla provincia di Teramo, la spiaggia di Pineto, con l’area marina protetta Torre del Cerrano. E la meno conosciuta Riserva naturale del Borsacchio, tra Roseto degli Abruzzi e la frazione di Cologna Spiaggia, con dune, macchia, spiaggia libera, mare pulito. A sud, le spiagge più belle della Costa dei Trabocchi sono immerse nella natura selvaggia della Riserva naturale di Punta Aderci. Ma anche vicino ad Ortona si trovano piccoli paradisi naturali, al riparo di falesie, come Punta Ferruccio e Acquabella. E ancora, rientra nella classifica dei lidi più belli d’Abruzzo la spiaggia del Turchino, a San Vito Chietino.

Sono queste le caratteristiche per conquistare le Bandiere Verdi dei pediatri, assegnate alle località marine con spiagge a misura di bambino e servizi apprezzati dalle famiglie. In Abruzzo con le Bandiere Verdi sono state premiate numerose località: Alba Adriatica, Giulianova, Pineto-Torre Cerrano, Roseto degli Abruzzi, Silvi Marina, Tortoreto, nella provincia di Teramo. Ma anche a Montesilvano (Pescara), la Spiaggia dei Saraceni di Ortona (Chieti), Pescara e Vasto Marina (Chieti).

È nella Costa dei Trabocchi che si trovano le spiagge più selvagge dell’Abruzzo. Da Ortona, il paesaggio della costa cambia e spiagge ampie e sabbiose, come Lido Riccio e Lido dei Saraceni, lasciano il posto a calette nascoste, tra rocce e promontori a picco sul mare, come Punta Ferruccio, la spiaggia di Ripari di Giobbe o Punta dell’Acquabella.

Più a sud, a San Vito Chietino, c’è la selvaggia Calata Turchino, mentre tra le spiagge di Rocca San Giovanni (uno dei borghi più belli d’Italia) spicca Punta del Cavalluccio, ma c’è anche la grande spiaggia La FoceFossacesia vanta la selvaggia spiaggia della Fuggitella. Lungo il litorale di Torino di Sangro c’è la famosa spiaggia naturista Punta Le Morge. Quindi le incontaminate spiagge, di sabbia e di ciottoli, bagnate da un mare limpidissimo della Riserva di Punta Aderci, lungo il litorale di Vasto.

Per chi, invece, cerca comodi lidi attrezzati, oltre all’ampia spiaggia di Vasto Marina, quella di sabbia fine dell’ultimo paese della cosa dell’Abruzzo, San Salvo.

Cicloturismo “Ciclabile d’Abruzzo Bike To Coast”

Sarà in Italia la pista ciclabile più lunga d’Europa. Una volta ultimata, Bike to Coast, la pista ciclabile che percorre l’intera costa dell’Abruzzo, oggi in gran parte già percorribile, potrebbe essere la ciclovia più lunga d’Europa, sarà lunga 150 chilometri. Costeggia il mare e attraversa tratti di costa intatta e naturale. É la Via Verde dell’Adriatico e farà conoscere ai cicloturisti anche l’entroterra immediatamente a ridosso della costa, ma anche con una serie di percorsi ‘a pettine’ che vanno dal lungomare verso l’interno e lungo le ‘vie d’acqua’, rendendo l’Abruzzo una meta ambita per gli amanti della bicicletta, grazie alla realizzazione di un percorso ciclopedonale unico in Italia.

La pista parte da Martinsicuro, in provincia di Teramo, per concludersi a San Salvo, in provincia di Chieti (o viceversa) toccando quindi Alba Adriatica, Tortoreto, Giulianova, Roseto degli Abruzzi, Pineto, Silvi, Città Sant’Angelo, Montesilvano, Pescara, Francavilla al Mare, Ortona, Rocca San Giovanni, Fossacesia, Torino di Sangro, Casalbordino, Vasto e San Salvo. I tratti sono già percorribili – ed è quasi ultimato, ultimi lavori previsti entro il 2021.

Se si considera il tratto nuovo della Bike to Coast un proseguimento della Ciclovia Adriatica, l’itinerario n. 6 della rete ciclistica BicItalia, ideata dalla FIAB (Federazione Italiana Amici della Bicicletta), inserito dal ministero dei Trasporti tra le Ciclovie Turistiche di interesse nazionale, il percorso costiero che va da Martinsicuro a San Salvo potrebbe entrare a far parte di un’unica pista ciclabile lunga ben 1800 km. Sarebbe così la pista ciclabile più lunga d’Europa, superando di gran lunga il record detenuto dalla Ciclabile del Danubio, che va da Passau, in Germania, a Vienna, in Austria, lunga 300 km.

La Regione Marche e la Regione Abruzzo è collegata tramite il ponte ciclopedonale sul fiume Tronto, che segna il confine tra i due territori, in modo che i 150 km di ciclabile abruzzese possano collegarsi ai 190 km di percorsi marchigiani (ancora da realizzare). Si avrebbero così 321 km di ciclabili su due regioni, da collegare poi con quelle già esistenti dell’Emilia Romagna, Veneto, Friuli Venezia Giulia, verso Nord, e di Molise e Puglia verso Sud. Ci vorrà ancora un po’ di tempo, forse qualche anno, ma l’Italia potrebbe vantarsi di avere la pista ciclabile più lunga d’Europa.

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