La leggenda della Majella
La leggenda della Majella

La leggenda della Majella

La Majella e la sua leggenda

L’origine del forte legame tra gli Abruzzesi e la loro montagna si perde nella notte dei tempi. La leggenda narra che Maia, la più bella delle Pleiadi, fuggì dalla Frigia per portare in salvo il suo unico figlio Ermes, il gigante caduto in battaglia. Dopo un lungo viaggio si rifugiò tra i boschi dei monti d’ Abruzzo per cercare l’erba miracolosa che cresce alle falde della bianca montagna, l’unica in grado di salvare il suo amatissimo figlio. Ma la montagna, ricca di erbe medicamentose, era purtroppo coperta dalla neve così ogni suo tentativo di ricerca fu inutile. Ermes morì.

Sconvolta dal dolore Maia, lo seppellì sul Gran Sasso, dove ancora oggi, chiunque osservi da levante, può riconoscere nel profilo della catena montuosa il “Gigante che dorme”. Inconsolabile, vagò a lungo per i boschi. Poi, logorata dal pianto e dal dolore, esalò l’ultimo respiro sul monte che l’aveva accolta e che oggi porta il suo nome, la Majella. Lì venne sepolta dai pastori impietositi per la sua triste storia, adorna di ricche vesti, di vasi di prezioso metallo, e soprattutto di fiori e di erbe aromatiche.

La montagna, prese così la forma di una donna impietrita dal dolore riversa su se stessa con lo sguardo fisso al mare. Ancor oggi i pastori odono i suoi lamenti nelle giornate di vento quando i boschi e i valloni riproducono il lamento di una Madre in lacrime. Quando il vento dirada le nubi ed il cielo è terso, la Majella è visibile anche a pochi metri dal mare: rotonda e materna quando innevata riflette la luce del sole, levigata nel suo profilo azzurrino nei tramonti estivi. Per le genti d’Abruzzo la Majella è la Madre, il simbolo della terra d’Abruzzo, della fertilità della terra è … la Terra stessa.

Genealogia del Mito Maia, la più bella delle sette Pleiadi era figlia di Atlante e di Pleione. Insieme a Zeus diede vita a Ermes, ma fu anche la nutrice di Arcade il figlio di Zeus e della ninfa Callisto. Le Pleiadi, secondo la mitologia greca vennero trasformate prima in colombe e poi in stelle da Artemide, dea della caccia, che voleva salvarle da Orione, il cacciatore, dando così origine all’omonima costellazione.

8 commenti

  1. zetaesse

    Sono molto affezionato alla montagna madre, proprio da lì ho cominciato i primi trekking e la scoperta delle bellezza naturali tutte da fotografare che è anche il mio lavoro.
    Poi anni più tardi con l’alpinismo, ricordo bene dalla vetta del Monte Amaro la vista sul Gran Sasso suo figlio, che da lontano (mai troppo si intenda) spuntava dalle nubi.

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